venerdì 31 dicembre 2010

Il partito della legalità

"Nell’Idv oggi c’è una spinosa e scottante “questione morale”, che va affrontata con urgenza, prima che la stessa travolga questo partito e tutti i suoi rappresentanti e rappresentati. Senza rese dei conti e senza pubbliche faide, crediamo che mai come adesso il presidente Antonio Di Pietro debba reagire duramente e con fermezza alla deriva verso cui questo partito sta andando per colpa di alcuni.
...
La maggior parte della “dirigenza” dirà che con queste nostre parole danneggiamo il partito, altri che danneggiamo il presidente Di Pietro, altri ancora che siamo parte di un progetto eversivo che vuole appropriarsi dell’Idv. Noi crediamo che questo invece sia un estremo atto di amore per tutti gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti dell’Italia dei Valori. Al presidente chiediamo solo una cosa: si faccia aiutare a fare pulizia.
Dalla lettera aperta di Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Giulio Cavalli


Spia chiara del malessere all'interno del partito degli onesti, i gruppi su Facebook Sos Italia dei valori e l'Italia dei veri valori, che continuano a guadagnare iscritti e che sono stati fondati dai delusi dal partito che si presenta come il paladino della legalità ma che, per molti di loro, ha fallito l'obiettivo.
Il primo movimento in ordine di tempo, Sos Italia dei valori, è stato fondato nell'ottobre del 2009 e conta più di 3mila iscritti. "E' nato da una necessità etica - raccontano i fondatori - quella di informare l'elettorato che la legalità tanto strombazzata dal partito non era poi applicata, come ha potuto sperimentare chi come noi ha militato per anni nell'Idv".
La mancanza fondamentale dell'Italia dei Valori, per i fuoriusciti, è stata quella di non aver applicato rigidi criteri di selezione nella scelta dei candidati: "Si sono imbarcate persone per i pacchetti di voti che portavano più che per le loro qualità - continua un ex militante - e anche Di Pietro ha commesso lo stesso errore: ha messo in atto ragionamenti mercantili, guardando più ai numeri che al valore degli individui".
Quasi 4mila invece gli iscritti al gruppo l'Italia dei Veri Valori, movimento nato in novembre, che conta 15 sezioni regionali, come quella del Veneto, alla cui pagina facebook aderiscono oltre 2000 persone, o quella della Sardegna (più di 400 iscritti). Proprio i militanti sardi, sarebbero stati protagonisti di una contestazione nei confronti del leader del partito che avrebbe replicato scomunicando i dissidenti: "Chi aderisce a quel movimento è fuori dal partito".
Non solo legalità quindi, ma anche diritto al dissenso.

Usciamo i corrotti dalle porte dei palazzi... per farli entrare nell'Idv!!!

giovedì 23 dicembre 2010

Weekend school



In Gran Bretagna, terra di Magna Charta e Common Law, 5 mila ragazzi dai 6 ai 18 anni imparano nel corso del weekend come amputare gli arti ai ladri, odiare i sionisti, giustiziare i sodomiti.
È stata la Bbc a scoprirlo, servendosi di un dodicenne munito di microcamera che ha registrato qualche ora di doposcuola per giovani islamici gestito dall’associazione “Club e scuole degli studenti sauditi”. Le scuole di sharia aprono la sera e i giorni del fine settimana. Le famiglie musulmane ci mandano i figli, nati inglesi, perché imparino qualcosa delle loro radici.
Un libro per gli alunni quindicenni insegna le implacabili punizioni della legge islamica. Non solo. Disegni precisi e schemi mostrano come si fa: “Bisogna tagliare la mano destra all’altezza del polso. Poi la ferita va cauterizzata per evitare che il soggetto muoia dissanguato”.
Per gli atti di sodomia è prevista la pena di morte. Nel sussidiario gli allievi trovano le dotte analisi di diverse scuole di pensiero sul modo di infliggere la pena: si può optare per la lapidazione, oppure si può dare fuoco al soggetto o gettarlo da una scogliera.
Il capitolo ebrei è ampio e dettagliato. Spesso sono definiti “maiali” o “scimmie”. E come compito a casa viene chiesto di elencare tutte le loro “riprovevoli caratteristiche”.
Inoltre il giovane anglo-islamico tormentato riguardo al destino ultraterreno dei suoi amici cristiani o buddisti trova una sicura risposta: i non musulmani finiranno scaraventati nelle fiamme eterne dell’inferno. Chiaro che, per il loro bene, ci si senta in dovere di convertirli. Con le buone o, se necessario, con le cattive. Il governo dell’Arabia Saudita nega ogni coinvolgimento, nonostante una delle 40 scuole sia di sua proprietà. Il direttore dell’associazione che gestisce i corsi invece ha affermato di rispondere del suo lavoro all’ambasciata saudita di Londra ed ha cercato di ridimensionare la gravità della situazione: i libri conterrebbero solo “descrizioni storiche” della Shar’ia e le cose mostrate dal servizio televisivo sono state “decontestualizzate”.

A questo punto, è proprio il contesto generale che il ministro dell’Istruzione britannico, Michael Gove, si trova costretto a capire meglio. Il governo non ha concesso sussidi statali né strutture pubbliche al Club saudita, ma in futuro esaminerà e terrà sotto stretto controllo ciò che si insegna all’interno dei suoi confini. La crisi del vecchio modello di integrazione multiculturale britannico è ormai innegabile.
Per troppi anni si è fatto finta di niente.

mercoledì 15 dicembre 2010

Avanti il prossimo


E' andata come doveva andare.
La sfiducia non è passata alla Camera per i 3 voti di ex Pdl, poi passati a Fli, poi ripassati non si sa bene dove, ma comunque con il governo e contro Fini.
Nessuno ha vinto perché nessuno pensa di poter governare con 3 voti.
Però tra i soliti perdenti dell'opposizione adesso ce ne è uno in più, quello che mancava alla "collezione", il pezzo pregiato.
Aveva giurato che tutto poteva accadere tranne che Fli si dividesse e Fli si è diviso; aveva detto che se il governo avesse preso la fiducia avrebbe creduto in Babbo Natale e ora è costretto a far professione di fede in compagnia di elfi, renne e slitte. Aveva chiesto ogni giorno, per mesi, le dimissioni del presidente del Consiglio e ora è a lui che le chiederanno. Pochi minuti dopo il voto Fini già condannava la vittoria di Berlusconi come “numerica e non politica”.
Vittoria numerica e non politica, a differenza della sua sconfitta. Numerica e politica.
A casa. Avanti il prossimo.

giovedì 2 dicembre 2010

Io non sono un politico


"Io non sono un politico, e neanche più un comico. Sono uno che si sta giocando una carriera perché ha sei figli e quattro disoccupati".
La rivelazione, come se si trattasse dell’Apparizione della Madonna di Fatima (o di Lourdes, fate voi), al pubblico di Terzigno, tra gli autocompattatori dati alle fiamme e i blocchi stradali abusivi. Un problema pressante, intimo, serio. Beppe Grillo che ha il cruccio dei figlioli a carico, che quasi non dorme la notte per cercare di dar loro il pane. Conti su conti per far quadrare i bilanci familiari, coperte che si tirano da una parte, salvadanai che si svuotano dall’altra.
E lui, l’ex istrione che, nonostante non dorma la notte, passa le giornate a lottare per noi, ingrati italiani che non capiamo ed appoggiamo in massa le sue campagne per le piste ciclabili al posto delle ferrovie moderne e del vapore al posto del nucleare. Non meritiamo nulla, davvero. Un padre di famiglia che si toglie il cibo di bocca per lasciarlo ai quattro disoccupati che lui stesso ha generato e visto crescere.
Un quadretto degno delle migliori favole ottocentesche, perfette per il periodo natalizio. Eppure, c’è qualcosa che non torna. Sì, perché nel 2006 (quindi quattro anni fa, non quaranta) il buon padre di famiglia costretto a sacrifici immani fatturava esattamente 4.272.591 euro, mentre due anni prima toccava quota 2.133.270 euro. E nulla sappiamo degli spiccioli entrati in tasca nel 2007, 2008, 2009. Conveniamo con lui che mantenere quattro figli in queste condizioni è dura, durissima. Cosa volete che sia la vita di un cassaintegrato che magari ha affitto da pagare, due-tre bambini a carico e magari pure la moglie, di fronte al dramma umano di Beppe Grillo? Nulla, assolutamente nulla.
E’ l’ora di prendere i borselli e i portafogli. Apriamo una sottoscrizione per aiutare questo nostro connazionale in difficoltà. Un euro a testa dovrebbe bastare (forse) per comprare un altro yacht alla di lui famiglia. Un piccolo pensiero per un uomo caduto in disgrazia.
(http://www.daw-blog.com/)