«La nostra è una scuola pubblica, una scuola statale, perciò se serve faremo ricorso al Tar. Qui non è in discussione la persona, la suora sarà pure bravissima ma io contesto l'istituzione che rappresenta. Cioè la Chiesa. Voglio vedere cosa dirà la maestra a mio figlio quando Valerio le chiederà come è nato l'universo. Sono atea e credo che la scuola pubblica debba essere quantomeno laica. O no?»
Non ha fatto propaganda di Gesù, quando mai. Insegna italiano, ha il curriculum giusto, i titoli di studio, sta in graduatoria. Ma per il fatto di essere suora non può essere una dipendente dello Stato laico. Deve sparire.
Ha la cuffia nera ma non il crocifisso al collo perché «lo porto dentro di me». La tacciano di portare la religione in classe durante l’ora di italiano. «È per l’abito che indosso non per come faccio l’insegnante».
È consapevole di «non dover oltrepassare il limite. Misuro ogni parola quando faccio lezione, sono anche troppo scrupolosa ma nessuno di noi può negare che scriviamo anno 2009 perché è nato un certo signore chiamato Gesù Cristo».
Si chiama cristianofobia questa malattia eurabica, si è espressa nella sentenza contro i crocifissi sulle pareti delle scuole, e in Italia ha questi epigoni. Il risultato? È molto più difficile trovare comprensione se sei una suora che se sei un imam. O un propagandista dello yoga. Fare il presepio è intolleranza, invece introdurre, ad esempio, il buddismo è ritenuto molto laico, in perfetta armonia con la laicità della scuola.
La preside dichiara:«L'insegnante che c'era prima della suora impartiva ai bambini dei corsi di benessere yoga: li faceva sdraiare in cerchio, disegnava dei mandala e recitavano insieme dei mantra... ».
Invece nominare Gesù a Natale è un delitto.
Suggerimento: se non è troppo tardi, dichiararsi sì suora, ma anche lesbica, o almeno suora incinta, e farsi fare un anatema dal vescovo, come nei film alla moda di Almodóvar.
O forse basterebbe semplicemente indossare il velo giusto.
Diventerebbe un'eroina.
Curiosità: che lavoro fa la mamma che si è data tanto da fare per difendere la laicità della scuola pubblica?
Fa la cassaintegrata di Alitalia.
Tutto quadra.
Non ha fatto propaganda di Gesù, quando mai. Insegna italiano, ha il curriculum giusto, i titoli di studio, sta in graduatoria. Ma per il fatto di essere suora non può essere una dipendente dello Stato laico. Deve sparire.
Ha la cuffia nera ma non il crocifisso al collo perché «lo porto dentro di me». La tacciano di portare la religione in classe durante l’ora di italiano. «È per l’abito che indosso non per come faccio l’insegnante».
È consapevole di «non dover oltrepassare il limite. Misuro ogni parola quando faccio lezione, sono anche troppo scrupolosa ma nessuno di noi può negare che scriviamo anno 2009 perché è nato un certo signore chiamato Gesù Cristo».
Si chiama cristianofobia questa malattia eurabica, si è espressa nella sentenza contro i crocifissi sulle pareti delle scuole, e in Italia ha questi epigoni. Il risultato? È molto più difficile trovare comprensione se sei una suora che se sei un imam. O un propagandista dello yoga. Fare il presepio è intolleranza, invece introdurre, ad esempio, il buddismo è ritenuto molto laico, in perfetta armonia con la laicità della scuola.
La preside dichiara:«L'insegnante che c'era prima della suora impartiva ai bambini dei corsi di benessere yoga: li faceva sdraiare in cerchio, disegnava dei mandala e recitavano insieme dei mantra... ».
Invece nominare Gesù a Natale è un delitto.
Suggerimento: se non è troppo tardi, dichiararsi sì suora, ma anche lesbica, o almeno suora incinta, e farsi fare un anatema dal vescovo, come nei film alla moda di Almodóvar.
O forse basterebbe semplicemente indossare il velo giusto.
Diventerebbe un'eroina.
Curiosità: che lavoro fa la mamma che si è data tanto da fare per difendere la laicità della scuola pubblica?
Fa la cassaintegrata di Alitalia.
Tutto quadra.