mercoledì 28 aprile 2010

Conversioni

Professore di latino e greco nei licei classici, Luca de Martini ha deciso di allungare il suo nome un giorno qualunque di sei anni fa. Si è convertito all’islam valutando in meditata solitudine tutte le conseguenze del caso. Adesso si chiama anche Abdullah (che vuol dire servitore di Dio) e Nur (che vuol dire luce). È già andato in pellegrinaggio alla Mecca. Si propone di essere un musulmano «coerente e rigoroso, onesto e retto».
Se sua figlia dovesse innamorarsi di un ragazzo d’altra religione?
«Per noi la famiglia è molto, molto importante. Avere una buona educazione islamica significa capire e far capire che uomini e donne hanno ruoli diversi e uguale dignità».
Va bene, ma se sua figlia...
«Vorrebbe dire che sta tradendo i principi e che io non sono stato in grado di darle una buona educazione».
E in conclusione?
«In conclusione non darei il mio assenso».
Se invece tutto questo lo facesse un figlio maschio?
«A un maschio è consentito a patto che si congiunga con una ragazza di fede monoteista. In ogni caso, si tratterebbe della scelta peggiore».
Se sua moglie la tradisse...
«Il musulmano distingue tra fornicazione e adulterio...».
La domanda è un’altra.
«L’adulterio è un peccato grave, molto grave».
Che prevede la lapidazione.
«L’islam è un sistema di vita onnicomprensivo. Ha regole chiare su economia, diritto matrimoniale, alimentazione...».
La domanda: favorevole o contrario alla lapidazione?
«Non sono un giurista, quindi non so se una condanna come questa possa essere commutata in altro».
D’accordo ma se sua moglie...
«Ho aderito alla legge islamica e ne osservo i precetti».
Le punizioni sono autentica ferocia.
«Non sono d’accordo con questa valutazione».
La proposta di legge contro l’omofobia: che ne pensa?
«L’Occidente considerava l’omosessualità una malattia fino a poco tempo fa, ora non più. L’islam condanna i rapporti sodomitici e quelli anali in assoluto, cioè anche fra uomo e donna. Non conosco nei dettagli la proposta di legge bocciata in Parlamento ma, in linea di massima, siamo per il dialogo».
L’omosessualità però resta una malattia.
«Per noi non c’è dubbio. Siete voi che avete cambiato idea».

I procuratori di Civitavecchia, dal 3 dicembre stanno indagando sulla morte di Said Bouidra, un giovane 22enne immigrato dal Marocco che voleva convertirsi al cattolicesimo. Il giovane è stato trovato impiccato a Civitavecchia mercoledì 2 dicembre.
Il giovane stava vivendo un dramma personale in quanto era fortemente osteggiato dalla famiglia che era contraria alla sua conversione e già erano ricorsi a minacce e a percosse fisiche.

Alcuni giorni prima del ritrovamento del corpo, aveva tentato di annegarsi, ma era stato salvato da alcuni funzionari portuali e dai Carabinieri del porto di Civitavecchia. In conseguenza a questo fatto era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, e subito dimesso.
La magistratura sta valutando l’ipotesi che il suo gesto non sia stato sufficientemente valutato dai sanitari, ma anche il fatto che la sua famiglia lo ha minacciato e picchiato selvaggiamente per la sua volontà di conversione, al punto che la cosa lo aveva completamente terrorizzato. In particolare suo padre aveva dichiarato che non avrebbe mai permesso che suo figlio diventasse cristiano.

lunedì 26 aprile 2010

Il papa nero


lunedì 19 aprile 2010

E' tempo di farla FINIta


"Non se ne parla proprio, An non si scioglierà per entrare nel nuovo partito di Berlusconi. Quella è un'iniziativa plebiscitaria e confusa"
19 novembre 2007

"Quasi sfidando il ridicolo ci ha detto: ho fondato il Pdl, scioglietevi, bussate, venite e vi sarà aperto. Comportarsi in questo modo significa essere alle comiche finali"
Dicembre 2007

"Sono maturi i tempi per discutere dei diritti al voto per gli immigrati almeno in sede amministrativa"
Settembre 2008

“Il ricorso ai decreti legge rientra tra le prerogative del governo. Un eventuale abuso di questo strumento non solo determinerebbe valutazioni di tipo politico, ma anche il diritto della Camera di far sentire la propria voce
Ottobre 2008

"Il fatto che la commissione Bilancio abbia approvato senza alcun emendamento il testo presentato dal governo rappresenta un’anomalia rispetto alla prassi. Un’anomalia che, come hanno rilevato gli esponenti dell’opposizione, non contrasta con i regolamenti, ma che deve tuttavia essere oggetto di valutazione, soprattutto perché qualora il Governo ponesse, legittimamente, la questione di fiducia, ci troveremmo in presenza di una situazione anomala e politicamente deprecabile, perché si toglie al Parlamento, in questo caso alla Camera, il diritto-dovere di discutere"
Novembre 2008

"No al cesarismo nel PDL"
Dicembre 2008

"Berlusconi confonde la leadership con la monarchia assoluta"
1 Dicembre 2009

"Ho contribuito a fondare il Pdl, ma così come è il Pdl non mi piace"
2 marzo 2010

"La riforma delle istituzioni non si può fare a colpi di slogan e battute da comizio"
22 marzo 2010

Bersani e Di Pietro ti aspettano a braccia aperte, non farli aspettare.

mercoledì 14 aprile 2010

La nuova dottrina



Durante la Guerra Fredda, avevamo fatto sapere ai russi che se si fossero azzardati a sfruttare la loro ampia superiorità in fatto di armamenti convenzionali e avessero invaso l’Europa occidentale, avrebbero rischiato una massiccia rappresaglia nucleare da parte degli Stati Uniti. E addio Mosca.
Era credibile tutto ciò? L’avremmo poi fatto davvero? E chi lo sa? Nessuno ci si è mai trovato. In fondo, una nuclear posture altro non è che una politica dichiarativa mirata a far sì che l’altro “ci pensi due volte”.
Le nostre politiche ci sono riuscite, e il risultato ha preso il nome di “deterrenza”. Per mezzo secolo ha tenuto: i sovietici non hanno invaso alcun Paese e noi non abbiamo usato bombe atomiche. Ecco perché la dottrina nucleare è importante.

Ora l’amministrazione Obama ne ha tirata fuori una nuova che, come ha affermato il segretario alla Difesa Bob Gates, “implica significativi cambiamenti alla posizione nucleare degli Stati Uniti”. Il primo di questi cambiamenti comprende la risposta americana a un eventuale attacco con armi chimiche o biologiche.
Sulla base della vecchia dottrina, sostenuta per decenni da tutti i presidenti di entrambi i partiti, qualunque aggressore avrebbe corso il rischio di una cataclismica risposta nucleare da parte degli Stati Uniti che dell’aggressore avrebbe lasciato nulla più che un mucchietto di cenere e il ricordo.

D’altra parte, con la nuova politica di Obama, se lo Stato che ci ha attaccati con armi chimiche o biologiche risultasse – ha spiegato Gates – “conforme al Trattato di non proliferazione nucleare”, allora gli Stati Uniti s’impegnerebbero a “non ricorrere né a minacciare l’impiego di armi nucleari contro di esso”.
Immaginatevi la scena: centinaia di migliaia di persone giacciono per le strade di Boston uccise da un massiccio attacco di gas nervino o antrace. Il presidente convoca subito i legali per accertare se lo Stato aggressore risulti o meno conforme al Trattato di non proliferazione nucleare. Se l’aggressore dovesse risultare in regola con le ultime ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, beh, godrebbe dell’immunità dalla rappresaglia nucleare. In quel caso la nostra risposta sarebbe limitata a proiettili, bombe e ad altre munizioni convenzionali.
Ma se i legali dicessero al presidente che lo Stato aggressore non è conforme al Trattato di non proliferazione, noi saremmo liberi di di far saltare per aria quei bastardi con una bomba atomica.

Oltre a essere moralmente bizzarra, la politica di Obama è strategicamente folle. C’è qualcuno convinto che la Corea del Nord o l’Iran saranno più disposti a rinunciare alle armi atomiche solo perché potrebbero condurre un attacco chimico o biologico contro gli Stati Uniti senza timore di una rappresaglia nucleare?
L’ingenuità è sbalorditiva. Analogamente all’impegno di Obama di rinunciare allo sviluppo di qualsiasi nuova testata nucleare per non consentire il rimpiazzo dei componenti atomici obsoleti senza l’autorizzazione del presidente stesso. Ciò in base alla teoria che il nostro esempio morale spingerà altri Paesi a tenersi alla larga dalle armi nucleari.
Tutto il contrario. È stato proprio nell’ultimo quarto di secolo – l’era della riduzione degli armamenti atomici della più grande superpotenza – che l’Iran e la Corea del Nord hanno insistito con più caparbietà sullo sviluppo di armi nucleari.
Ciò preoccupa profondamente un gran numero di piccole nazioni che per mezzo secolo ha fatto affidamento sull’esteso ombrello nucleare degli Stati Uniti per tenersi al riparo da attacchi o invasioni da parte di vicini molto più potenti. Cosa dovrebbero pensare gli alleati meno forti nel vedere gli Stati Uniti determinati ad allontanarsi inesorabilmente da quella posizione che per loro non è una posizione, ma una protezione esistenziale?
Bada a te stesso. Procurati le tue armi di distruzione di massa. Datti al nucleare se ne hai bisogno. Credete che nel Golfo Persico non la stiano pensando a questo modo?
Questo governo sembra credere che limitando le minacce di rappresaglia e minimizzando la nostra fiducia negli armamenti nucleari equivalga a scoraggiare la proliferazione. Ma è vero il contrario. Dalla Seconda guerra mondiale, le nazioni più piccole hanno accettato di rinunciare all’acquisizione di forze di deterrenza – nucleari, chimiche e biologiche – proprio perché riponevano la propria fiducia nella stabilità, nella potenza e nell’affidabilità del deterrente americano.
Nel vedere gli Stati Uniti tirarsi indietro, ci ripenseranno. E alcuni si armeranno. Non esiste uno sprone più potente all’iperproliferazione dell’ombrello nucleare americano che si chiude.
(© The Washington Post)

Aveva promesso che il  mondo sarebbe cambiato e sta mantenendo la promessa.
Basta guardare le cose dalla giusta angolazione...