mercoledì 14 aprile 2010

La nuova dottrina



Durante la Guerra Fredda, avevamo fatto sapere ai russi che se si fossero azzardati a sfruttare la loro ampia superiorità in fatto di armamenti convenzionali e avessero invaso l’Europa occidentale, avrebbero rischiato una massiccia rappresaglia nucleare da parte degli Stati Uniti. E addio Mosca.
Era credibile tutto ciò? L’avremmo poi fatto davvero? E chi lo sa? Nessuno ci si è mai trovato. In fondo, una nuclear posture altro non è che una politica dichiarativa mirata a far sì che l’altro “ci pensi due volte”.
Le nostre politiche ci sono riuscite, e il risultato ha preso il nome di “deterrenza”. Per mezzo secolo ha tenuto: i sovietici non hanno invaso alcun Paese e noi non abbiamo usato bombe atomiche. Ecco perché la dottrina nucleare è importante.

Ora l’amministrazione Obama ne ha tirata fuori una nuova che, come ha affermato il segretario alla Difesa Bob Gates, “implica significativi cambiamenti alla posizione nucleare degli Stati Uniti”. Il primo di questi cambiamenti comprende la risposta americana a un eventuale attacco con armi chimiche o biologiche.
Sulla base della vecchia dottrina, sostenuta per decenni da tutti i presidenti di entrambi i partiti, qualunque aggressore avrebbe corso il rischio di una cataclismica risposta nucleare da parte degli Stati Uniti che dell’aggressore avrebbe lasciato nulla più che un mucchietto di cenere e il ricordo.

D’altra parte, con la nuova politica di Obama, se lo Stato che ci ha attaccati con armi chimiche o biologiche risultasse – ha spiegato Gates – “conforme al Trattato di non proliferazione nucleare”, allora gli Stati Uniti s’impegnerebbero a “non ricorrere né a minacciare l’impiego di armi nucleari contro di esso”.
Immaginatevi la scena: centinaia di migliaia di persone giacciono per le strade di Boston uccise da un massiccio attacco di gas nervino o antrace. Il presidente convoca subito i legali per accertare se lo Stato aggressore risulti o meno conforme al Trattato di non proliferazione nucleare. Se l’aggressore dovesse risultare in regola con le ultime ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, beh, godrebbe dell’immunità dalla rappresaglia nucleare. In quel caso la nostra risposta sarebbe limitata a proiettili, bombe e ad altre munizioni convenzionali.
Ma se i legali dicessero al presidente che lo Stato aggressore non è conforme al Trattato di non proliferazione, noi saremmo liberi di di far saltare per aria quei bastardi con una bomba atomica.

Oltre a essere moralmente bizzarra, la politica di Obama è strategicamente folle. C’è qualcuno convinto che la Corea del Nord o l’Iran saranno più disposti a rinunciare alle armi atomiche solo perché potrebbero condurre un attacco chimico o biologico contro gli Stati Uniti senza timore di una rappresaglia nucleare?
L’ingenuità è sbalorditiva. Analogamente all’impegno di Obama di rinunciare allo sviluppo di qualsiasi nuova testata nucleare per non consentire il rimpiazzo dei componenti atomici obsoleti senza l’autorizzazione del presidente stesso. Ciò in base alla teoria che il nostro esempio morale spingerà altri Paesi a tenersi alla larga dalle armi nucleari.
Tutto il contrario. È stato proprio nell’ultimo quarto di secolo – l’era della riduzione degli armamenti atomici della più grande superpotenza – che l’Iran e la Corea del Nord hanno insistito con più caparbietà sullo sviluppo di armi nucleari.
Ciò preoccupa profondamente un gran numero di piccole nazioni che per mezzo secolo ha fatto affidamento sull’esteso ombrello nucleare degli Stati Uniti per tenersi al riparo da attacchi o invasioni da parte di vicini molto più potenti. Cosa dovrebbero pensare gli alleati meno forti nel vedere gli Stati Uniti determinati ad allontanarsi inesorabilmente da quella posizione che per loro non è una posizione, ma una protezione esistenziale?
Bada a te stesso. Procurati le tue armi di distruzione di massa. Datti al nucleare se ne hai bisogno. Credete che nel Golfo Persico non la stiano pensando a questo modo?
Questo governo sembra credere che limitando le minacce di rappresaglia e minimizzando la nostra fiducia negli armamenti nucleari equivalga a scoraggiare la proliferazione. Ma è vero il contrario. Dalla Seconda guerra mondiale, le nazioni più piccole hanno accettato di rinunciare all’acquisizione di forze di deterrenza – nucleari, chimiche e biologiche – proprio perché riponevano la propria fiducia nella stabilità, nella potenza e nell’affidabilità del deterrente americano.
Nel vedere gli Stati Uniti tirarsi indietro, ci ripenseranno. E alcuni si armeranno. Non esiste uno sprone più potente all’iperproliferazione dell’ombrello nucleare americano che si chiude.
(© The Washington Post)

Aveva promesso che il  mondo sarebbe cambiato e sta mantenendo la promessa.
Basta guardare le cose dalla giusta angolazione...

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