venerdì 31 dicembre 2010

Il partito della legalità

"Nell’Idv oggi c’è una spinosa e scottante “questione morale”, che va affrontata con urgenza, prima che la stessa travolga questo partito e tutti i suoi rappresentanti e rappresentati. Senza rese dei conti e senza pubbliche faide, crediamo che mai come adesso il presidente Antonio Di Pietro debba reagire duramente e con fermezza alla deriva verso cui questo partito sta andando per colpa di alcuni.
...
La maggior parte della “dirigenza” dirà che con queste nostre parole danneggiamo il partito, altri che danneggiamo il presidente Di Pietro, altri ancora che siamo parte di un progetto eversivo che vuole appropriarsi dell’Idv. Noi crediamo che questo invece sia un estremo atto di amore per tutti gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti dell’Italia dei Valori. Al presidente chiediamo solo una cosa: si faccia aiutare a fare pulizia.
Dalla lettera aperta di Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Giulio Cavalli


Spia chiara del malessere all'interno del partito degli onesti, i gruppi su Facebook Sos Italia dei valori e l'Italia dei veri valori, che continuano a guadagnare iscritti e che sono stati fondati dai delusi dal partito che si presenta come il paladino della legalità ma che, per molti di loro, ha fallito l'obiettivo.
Il primo movimento in ordine di tempo, Sos Italia dei valori, è stato fondato nell'ottobre del 2009 e conta più di 3mila iscritti. "E' nato da una necessità etica - raccontano i fondatori - quella di informare l'elettorato che la legalità tanto strombazzata dal partito non era poi applicata, come ha potuto sperimentare chi come noi ha militato per anni nell'Idv".
La mancanza fondamentale dell'Italia dei Valori, per i fuoriusciti, è stata quella di non aver applicato rigidi criteri di selezione nella scelta dei candidati: "Si sono imbarcate persone per i pacchetti di voti che portavano più che per le loro qualità - continua un ex militante - e anche Di Pietro ha commesso lo stesso errore: ha messo in atto ragionamenti mercantili, guardando più ai numeri che al valore degli individui".
Quasi 4mila invece gli iscritti al gruppo l'Italia dei Veri Valori, movimento nato in novembre, che conta 15 sezioni regionali, come quella del Veneto, alla cui pagina facebook aderiscono oltre 2000 persone, o quella della Sardegna (più di 400 iscritti). Proprio i militanti sardi, sarebbero stati protagonisti di una contestazione nei confronti del leader del partito che avrebbe replicato scomunicando i dissidenti: "Chi aderisce a quel movimento è fuori dal partito".
Non solo legalità quindi, ma anche diritto al dissenso.

Usciamo i corrotti dalle porte dei palazzi... per farli entrare nell'Idv!!!

giovedì 23 dicembre 2010

Weekend school



In Gran Bretagna, terra di Magna Charta e Common Law, 5 mila ragazzi dai 6 ai 18 anni imparano nel corso del weekend come amputare gli arti ai ladri, odiare i sionisti, giustiziare i sodomiti.
È stata la Bbc a scoprirlo, servendosi di un dodicenne munito di microcamera che ha registrato qualche ora di doposcuola per giovani islamici gestito dall’associazione “Club e scuole degli studenti sauditi”. Le scuole di sharia aprono la sera e i giorni del fine settimana. Le famiglie musulmane ci mandano i figli, nati inglesi, perché imparino qualcosa delle loro radici.
Un libro per gli alunni quindicenni insegna le implacabili punizioni della legge islamica. Non solo. Disegni precisi e schemi mostrano come si fa: “Bisogna tagliare la mano destra all’altezza del polso. Poi la ferita va cauterizzata per evitare che il soggetto muoia dissanguato”.
Per gli atti di sodomia è prevista la pena di morte. Nel sussidiario gli allievi trovano le dotte analisi di diverse scuole di pensiero sul modo di infliggere la pena: si può optare per la lapidazione, oppure si può dare fuoco al soggetto o gettarlo da una scogliera.
Il capitolo ebrei è ampio e dettagliato. Spesso sono definiti “maiali” o “scimmie”. E come compito a casa viene chiesto di elencare tutte le loro “riprovevoli caratteristiche”.
Inoltre il giovane anglo-islamico tormentato riguardo al destino ultraterreno dei suoi amici cristiani o buddisti trova una sicura risposta: i non musulmani finiranno scaraventati nelle fiamme eterne dell’inferno. Chiaro che, per il loro bene, ci si senta in dovere di convertirli. Con le buone o, se necessario, con le cattive. Il governo dell’Arabia Saudita nega ogni coinvolgimento, nonostante una delle 40 scuole sia di sua proprietà. Il direttore dell’associazione che gestisce i corsi invece ha affermato di rispondere del suo lavoro all’ambasciata saudita di Londra ed ha cercato di ridimensionare la gravità della situazione: i libri conterrebbero solo “descrizioni storiche” della Shar’ia e le cose mostrate dal servizio televisivo sono state “decontestualizzate”.

A questo punto, è proprio il contesto generale che il ministro dell’Istruzione britannico, Michael Gove, si trova costretto a capire meglio. Il governo non ha concesso sussidi statali né strutture pubbliche al Club saudita, ma in futuro esaminerà e terrà sotto stretto controllo ciò che si insegna all’interno dei suoi confini. La crisi del vecchio modello di integrazione multiculturale britannico è ormai innegabile.
Per troppi anni si è fatto finta di niente.

mercoledì 15 dicembre 2010

Avanti il prossimo


E' andata come doveva andare.
La sfiducia non è passata alla Camera per i 3 voti di ex Pdl, poi passati a Fli, poi ripassati non si sa bene dove, ma comunque con il governo e contro Fini.
Nessuno ha vinto perché nessuno pensa di poter governare con 3 voti.
Però tra i soliti perdenti dell'opposizione adesso ce ne è uno in più, quello che mancava alla "collezione", il pezzo pregiato.
Aveva giurato che tutto poteva accadere tranne che Fli si dividesse e Fli si è diviso; aveva detto che se il governo avesse preso la fiducia avrebbe creduto in Babbo Natale e ora è costretto a far professione di fede in compagnia di elfi, renne e slitte. Aveva chiesto ogni giorno, per mesi, le dimissioni del presidente del Consiglio e ora è a lui che le chiederanno. Pochi minuti dopo il voto Fini già condannava la vittoria di Berlusconi come “numerica e non politica”.
Vittoria numerica e non politica, a differenza della sua sconfitta. Numerica e politica.
A casa. Avanti il prossimo.

giovedì 2 dicembre 2010

Io non sono un politico


"Io non sono un politico, e neanche più un comico. Sono uno che si sta giocando una carriera perché ha sei figli e quattro disoccupati".
La rivelazione, come se si trattasse dell’Apparizione della Madonna di Fatima (o di Lourdes, fate voi), al pubblico di Terzigno, tra gli autocompattatori dati alle fiamme e i blocchi stradali abusivi. Un problema pressante, intimo, serio. Beppe Grillo che ha il cruccio dei figlioli a carico, che quasi non dorme la notte per cercare di dar loro il pane. Conti su conti per far quadrare i bilanci familiari, coperte che si tirano da una parte, salvadanai che si svuotano dall’altra.
E lui, l’ex istrione che, nonostante non dorma la notte, passa le giornate a lottare per noi, ingrati italiani che non capiamo ed appoggiamo in massa le sue campagne per le piste ciclabili al posto delle ferrovie moderne e del vapore al posto del nucleare. Non meritiamo nulla, davvero. Un padre di famiglia che si toglie il cibo di bocca per lasciarlo ai quattro disoccupati che lui stesso ha generato e visto crescere.
Un quadretto degno delle migliori favole ottocentesche, perfette per il periodo natalizio. Eppure, c’è qualcosa che non torna. Sì, perché nel 2006 (quindi quattro anni fa, non quaranta) il buon padre di famiglia costretto a sacrifici immani fatturava esattamente 4.272.591 euro, mentre due anni prima toccava quota 2.133.270 euro. E nulla sappiamo degli spiccioli entrati in tasca nel 2007, 2008, 2009. Conveniamo con lui che mantenere quattro figli in queste condizioni è dura, durissima. Cosa volete che sia la vita di un cassaintegrato che magari ha affitto da pagare, due-tre bambini a carico e magari pure la moglie, di fronte al dramma umano di Beppe Grillo? Nulla, assolutamente nulla.
E’ l’ora di prendere i borselli e i portafogli. Apriamo una sottoscrizione per aiutare questo nostro connazionale in difficoltà. Un euro a testa dovrebbe bastare (forse) per comprare un altro yacht alla di lui famiglia. Un piccolo pensiero per un uomo caduto in disgrazia.
(http://www.daw-blog.com/)

lunedì 29 novembre 2010

Rivogliamo il Pci

Era il 1998 quando Rifondazione Comunista si spaccò sull'appoggio al governo Prodi. Fausto Bertinotti era per andarsene, Armando Cossutta per restare. Il primo effettivamente se ne andò, il secondo fondò il Pdci che tenne in piedi l'esecutivo.
Dodici anni dopo è ufficiale: Rifondazione Comunista si riunisce con gli ex cossuttiani che fondarono il Pdci. Di nuovo insieme sotto un nuovo tetto, quello della Federazione della Sinistra. Con loro, le associazioni Socialismo 2000 di Cesare Salvi e Lavoro e Solidarietà di Gianpaolo Patta.
Le parole d'ordine sono no al federalismo, politiche fiscali che "spostino i carichi dal lavoro ai guadagni di capitale e alle rendite", una "legislazione del lavoro che contrasti la precarietà", il riconoscimento del "matrimonio tra persone dello stesso sesso", l'"uscita dalla Nato, il ritiro unilaterale dall'Afghanistan e la chiusura delle basi militari straniere in Italia".
Tutte proposte nuove.
Il simbolo della Federazione è stato ritoccato, immancabili falce e martello. Sul web centinaia i commenti dei militanti. In quasi tutti resta, quasi ostinatamente, il legame identitario con la parola "comunista" e con un passato ingombrante: "Rivogliamo il Pci".
Se si vota a marzo la Federazione della Sinistra potrebbe entrare nel nuovo Ulivo prefigurato da Pierluigi Bersani a meno che il Pd non si sposti verso il centro della premiata ditta Fini-Casini-Rutelli.
Dodici anni dopo si ritorna al 1998: sembra il gioco dell'oca.

venerdì 26 novembre 2010

Asia


"Ogni volta che guardo la sua foto, piango" dice Isha che ha 12 anni.
Questo mese una corte pakistana ha condannato a morte sua madre Asia Bibi.
Non perché ha ucciso ferito o rubato, ma semplicemente per avere detto qualcosa.

Asia Bibi doveva dividere l'acqua in un secchio con i suoi colleghi nel campo in cui raccoglievano baie. Quando vi immerse il suo vetro, gli altri rifiutarono in seguito di bere quest'acqua che era stata toccata da una non musulmana. Una disputa scoppiò ed Asia avrebbe detto allora, che il profeta Maometto aveva dei vermi nella sua bocca quando è morto. Un modo di dire che non era un profeta.
Dopo 15 mesi di prigione, trasformarono l' incolpazione in condanna a morte: "Chiunque profana il sacro nome del santo profeta Mohammed, sarà punito di morte, o d'imprigionamento a vita."
Asia Bibi deve essere impiccata? Nel suo villaggio natale, la risposta è unanime: Sì.

Oltre alle minacce di morte due eminenti capi religiosi musulmani pakistani hanno minacciato di chiamare ad una protesta nazionale se Asia venisse graziata dal Presidente.
"Se il Presidente perdona Asia Bibi, alzeremo la nostra voce attraverso tutto il paese fino a che sia forzato a revocare la sua decisione", ha minacciato Muneer Ur Rehman, Mufti di notorietà nazionale.
Hafiz Ibtisam Elahi Zaheer un dignitario religioso a Lahore, ha dichiarato che "perdonare la donna sarebbe una negligenza criminale" e causerebbe tensioni interreligiose.

martedì 16 novembre 2010

Le differenze

Quando un uomo non ama le armi, non le compra.
Quando un uomo di sinistra non ama le armi, le fa proibire a tutti.

Quando un uomo è vegetariano, non mangia carne.
Quando un uomo di sinistra è vegetariano fa campagna per proibire tutti i prodotti a base di proteine animali.

Quando un uomo è omosessuale, vive tranquillamente la sua vita.
Quando un uomo di sinistra e' omosessuale, rompe le scatole a tutti per farsi rispettare.

Quando un uomo perde il lavoro, riflette per poi ripartire e ricominciare.
Quando un uomo di sinistra perde il lavoro denuncia tutti per discriminazione.

Quando un uomo è ateo, non va in chiesa, o alla sinagoga o alla moschea.
Quando un uomo di sinistra e' ateo, vuole che nessuno faccia riferimento a Dio o ad una religione in un luogo pubblico, tranne ovviamente che per l'Islam.

Quando un uomo ha bisogno di cure, va dal medico poi compra le medicine.
Quando un uomo di sinistra ha bisogno di cure, fa appello alla solidarietà nazionale.

Quando l'economia va male, l'uomo si rimbocca le maniche e lavora di più.
Quando l'economia va male, l'uomo di sinistra dice che è colpa dei padroni che rubano e sciopera.

L'originale contrapponeva l'uomo di destra all'uomo di sinistra.
Se questa è la destra, non è necessario arrivare a "tanto".
Basterebbe essere un uomo.

mercoledì 10 novembre 2010

FINIrà come la D'Addario


"Credo che Berlusconi debba dimostrare quel coraggio già dimostrato in altre occasioni, che in passato gli ha già consentito colpi d’ala. Deve avere il coraggio di rassegnare le dimissioni, di salire al Colle, dichiarare che la crisi è aperta di fatto e avviare una fase politica in cui rapidamente si ridiscutano l’agenda e il programma, si verifichi la natura della colazione e la composizione del governo"
Dall'intervento del presidente della Camera alla prima convention di Fli.

Tralasciamo la indubbia correttezza e moralità del nuovo paladino dell'asinistra che, terza carica dello Stato, chiede le dimissioni del premier da capopopolo durante un comizio nel quale propone di ridiscutere agenda, programma e natura della coalizione: gli elettori che hanno votato questo programma, questa maggioranza, questo premier?
Tralasciamo.
Premesso che l'unico e solo responsabile di tutto ciò è Silvio Berlusconi il quale, dopo 17 anni di frequentazione del palazzo, non ha ancora capito che lo stato non è un'azienda.
Nello stato non c'è solo il potere esecutivo, non è l'esecutivo che comanda.
C'è il potere esecutivo e c'è la fuffa (...è l'entità che compone la maggior parte dell'universo. Ha la curiosissima caratteristica di presentarsi in tante forme, in base al contesto: può essere un oggetto fisico, un concetto astratto, una forma della materia o addirittura un essere vivente come una persona. Si riconosce per la sua caratteristica determinante: la totale mancanza di utilità).
Dopo aver fatto Casini nel 2001, ci è ricascato regalando il governo della fuffa a Fini nel 2008.
C'è chi sostiene che la maggioranza politica è finita con la richiesta di dimissioni di cui sopra: la maggioranza politica in questa legislatura non c'è mai stata dal momento che se ne è subito tirato fuori chiedendo la presidenza della Camera. Quindi, nell'eventualità che si rivoti a breve, nell'eventualità che Berlusconi rivinca le elezioni, e solo per non ritrovarci in questa situazione, evitiamo di mettere il maggiordomo a fare il presidente della Camera.
Ci vuole un uomo di fiducia. Se proprio non si fida di nessuno, un uomo.
Chiusa la doverosa premessa veniamo al nuovo paladino delle istituzioni, all'ultimo baluardo dello stato democratico, alla vittima illustre della macchina del fango.
Poco più di un anno fa, la star era la escort col registratore: interviste in esclusiva, trasmissioni tv, addirittura un libro di memorie (dalla scheda del libro: Patrizia D'Addano non ha bisogno di presentazioni. Suo malgrado, è in questo momento la donna italiana più famosa al mondo).
Naturalmente, tutta l'opposizione a gridare allo scandalo, a chiedere la testa del re.
Poi, fallito il golpe, la D'Addario è passata di moda. Nessuno la cerca più, viene contestata quando partecipa alle manifestazioni libere e democratiche, viene cacciata dalle convention.
Fallito il golpe, la nuova bandiera, l'appiglio a cui aggrapparsi è lui, il rappresentante della nuova destra liberale e democratica.
Gli elogi arrivano da ogni parte politica (tranne la sua), gli incoraggiamenti si sprecano. Vai Gianfranco, continua così, affonda il colpo finale.
Non sappiamo ancora se questo nuovo tentativo andrà a buon fine (ha sicuramente maggiori probabilità di successo), non sappiamo ancora con certezza se a primavera ci saranno elezioni.
L'unica certezza, allo stato attuale, è che il governo non arriverà a fine legislatura e quando il re sarà nudo tutti i fans del presidente della Camera si dilegueranno con una velocità decisamente superiore rispetto a quella con al quale sono apparsi.
L'aspirante leader del nuovo centrodestra che raccoglie consensi solo a sinistra tornerà ad essere il vecchio post-fascista antidemocratico e antiliberale.
Usa e getta. Come una escort.


martedì 9 novembre 2010

Manuale d'amore

"Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni e solo per una buona causa".
Saad Arafat, predicatore egiziano, è ospite della televisione egiziana Al Naas: la sua “intervista” inizia con il presentatore in studio che commenta una statistica secondo cui il 90 per cento delle donne britanniche si lamenta per l’eterna indecisione dei loro mariti.


Il predicatore spiega: "Allah istituendo la punizione delle bastonate ha voluto rendere un onore e privilegio alle donne. Il Profeta Maometto ha detto: ‘non colpitele in faccia e non sfiguratele’. Ecco il modo in cui vanno onorate. Anche quando la sta colpendo il marito non deve mai insultarla, mai maledirla perché non la batte per farle del male, ma per regalarle disciplina.
Mi raccomando non potete mai andar oltre i dieci colpi e non potete nemmeno rompergli le ossa, spaccargli i denti, insultarla o ficcarle le dita negli occhi", chiarisce il premuroso Arafat. Anche perché "esiste un’etichetta persino per le percosse: se il marito bastona la moglie per renderla più disciplinata dovrà sempre ricordarsi di non calcar troppo la mano e di colpirla dal petto in giù… queste son le uniche botte che onorano le donne".
Dal petto in giù, l'importante è non darlo a vedere.

Per quanto riguarda gli strumenti da usare, questo manuale vivente del buon musulmano risponde che la cosa migliore "è colpirla con un corto bastone… i colpi devono arrivare sul corpo e non devono mai arrivare uno di seguito all’altro. Per educare al meglio la moglie è meglio dunque picchiarla con metodo, lentamente, centellinando uno dopo l’altro i dieci colpi concessi. E ovviamente farlo per una santa ragione come il rifiuto a letto, una sacrosanta occasione per educarla e onorarla.
In un caso come questo un marito non ha scelta. Lui la vuole e lei si rifiuta… lui la chiama e lei si nega… potrebbe riprenderla e minacciarla, ma quei metodi van bene quando ci sono di mezzo il mangiare o il bere. Quando arriviamo a cose di cui il marito non può far a meno allora le botte sono concesse".

martedì 2 novembre 2010

6 anni fa

Il regista Theo van Gogh, 47 anni e nipote del grande pittore, veniva ucciso ad Amsterdam.
Van Gogh aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film «Submission» sul corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica.
Aveva realizzato il film con l'olandese Ayaan Hirsi Ali, una rifugiata somala impegnata in politica che ha ottenuto la cittadinanza olandese dopo essere sfuggita ad un matrimonio combinato 12 anni prima. La donna è sotto la protezione della polizia dopo aver ricevuto minacce di morte a seguito della trasmissione del filmato sulla tv nazionale olandese.


Il suo assassino, in possesso di doppia cittadinanza marocchina e olandese, gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola in pieno centro di Amsterdam per eseguire una fatwa legata alla pubblicazione del suo cortometraggio.
La sua colpa? Aver detto la verità. Da uomo libero in un paese libero.

venerdì 29 ottobre 2010

Buongiorno Germania


"All’inizio degli anni Sessanta abbiamo invitato i lavoratori stranieri a venire in Germania, e adesso vivono nel nostro paese. Ci siamo in parte presi in giro quando abbiamo detto ‘Non rimarranno, prima o poi se ne andranno’, ma non è questa la realtà.
L’approccio multiculturale e l’idea di vivere fianco a fianco in serenità ha fallito, fallito completamente."
Angela Merkel, cancelliere tedesco

Importanti elementi del diritto prodotti in Arabia Saudita nel VII secolo sono da tempo confluiti nel sistema tedesco. Ha denunciato il ministro del Cancellierato Ronald Pofalla: "Se si pone il corano al disopra della Costituzione tedesca, allora posso solo dire: buona notte, Germania".

Dei sette milioni di immigrati stranieri in Germania, oltre 3,3 milioni sono musulmani.
E secondo lo Spiegel nel 2030 la quota dei musulmani arriverà a 7 milioni.
Erediteranno una corposa casistica a loro favore.
Un giudice di Hannover ha respinto la richiesta di divorzio di una donna tedesca sposata a un egiziano che minacciava di uccidere la figlia stuprata: "I musulmani hanno una diversa concezione dello stupro" (da questo punto di vista i tedeschi sono in buona compagnia).
Un giudice di Essen ha stabilito che le allieve musulmane non possono essere costrette a partecipare alle lezioni di nuoto: "Incompatibili con la loro religione".
Un giudice di Dortmund, citando il corano, ha stabilito che un padre può picchiare la figlia che si rifiuti di indossare il velo.
Un magistrato di Francoforte ha negato il divorzio a una marocchina nata in Germania che per anni è stata picchiata e minacciata di morte dal marito: "Nel Corano, alla Sura quarta verso 34, è previsto che l’uomo possa punire la moglie" (fortuna che gli è sfuggito il verso 15).
L’avanzata della sharia non si limita ai tribunali.
In molte scuole tedesche per i professori musulmani vige la deroga sulla consueta stretta di mano alle ragazze alla consegna dei diplomi. Spiegazione: “Nell’islam è illecito”.
La Corte costituzionale ha stabilito che i centri islamici hanno il diritto di diffondere con gli altoparlanti le preghiere, cinque volte al giorno e a partire dal levar del sole. L’ultima a ottenere via libera è stata la gigantesca moschea di Rendsburg.
Solo due mesi fa sollevava un vespaio di polemiche Thilo Sarrazin, ex ministro della città stato di Berlino, che nel suo libro "La Germania si distrugge da sola" sostiene:
"Non voglio che i miei nipoti e pronipoti vivano in un paese in gran parte musulmano, in cui si parla prevalentemente turco e arabo, dove le donne portano il velo e il ritmo della giornata è scandito dai muezzin. Se voglio questo, posso prenotare una vacanza in Oriente.
Ci preoccupiamo del clima del mondo tra 100 o 500 anni. Perché dovremmo essere interessati al clima tra 500 anni, quando il programma tedesco per l’immigrazione sta lavorando per l’estinzione dei tedeschi?"
La reazione della Merkel: "Le affermazioni di Sarrazin sono inaccettabili, condannano interi gruppi della nostra società e rendono la discussione su questi temi ancora più difficile".
Chissà se la pensa ancora così.

Nel belpaese che succede? Quando c'è da precipitare nel baratro non siamo secondi a nessuno: c'è chi di fatto legalizza la poligamia, chi grazia i terroristi facendoli passare per semplici "simpatizzanti".
Qualcuno si preooccupa per il futuro non accorgendosi del presente.
Gli altri? Tutti in rispettoso silenzio. Come al solito.

lunedì 25 ottobre 2010

I veri mostri

Erano belli i tempi in cui 8 milioni di persone seguivano con attenzione l'ingresso nella casa, quando in 6 milioni non si facevano sfuggire neanche una lacrima a C'è Posta per Te.
Adesso non abbiamo a che fare solo con ebeti, ignoranti e sottosviluppati.
Adesso il pubblico, il cliente, il consumatore vuole di più.
Vuole entrare dentro la notizia, da protagonista.
La settimana scorsa centinaia di turisti si erano recati ad Avetrana, sostanzialmente invadendo le strade adiacenti all'abitazione della famiglia Misseri scattando foto e girando video. Il sindaco ha dovuto transennare alcune vie per contrastare il fenomeno.
Succede così che non potendo partecipare alla gita di piacere il pubblico si consola con il docufiction.
La ricostruzione sull’interrogatorio a Michele Misseri proposta da L’Arena fa volare il talk di Massimo Giletti a 4.563.000 telespettatori (23,95%).
Un attore recita la parte di Michele Misseri che racconta al pubblico ministero come è avvenuto l’omicidio di Sarah. Le parole di Misseri sono esattamente quelle dell’interrogatorio avvenuto il 15 ottobre scorso.
"Il contenuto è rigorosamente attendibile, quello degli atti giudiziari" sottolinea Giletti orgoglioso. Mica raccontiamo favole. Sulla rai, la televisione del servizio pubblico.
Oltre 4 milioni e mezzo di telespettatori, di domenica pomeriggio.
Quanti bambini avranno assistito allo spettacolo?

lunedì 18 ottobre 2010

Rossi con l'auto blu


Deputati, ex deputati, portaborse, dirigenti sindacali, nullafacenti di rango, professionisti della rivolta sociale che da decenni vivono di rendita, giornaliste da salotto e aristocratici in cerca di emozioni.
C'erano tutti alla la manifestazione della Fiom di sabato scorso.
C’erano anche i precari, i disperati, quelli che veramente lottano per un posto di lavoro e gente che non arriva a fine mese. Ma sono la folla di gente in buonafede che il Pd continua a illudere con la vecchia storia: noi siamo come voi, noi vi rappresentiamo. E invece è il solito spettacolo di chi campa sulla sfortuna altrui.

La piazza non ha più nulla di genuino. È un’abitudine, un affare, una farsa.

È tappeto rosso e autisti in attesa che lo spettacolo finisca. È la messa laica dei sacerdoti e dei sepolcri imbiancati.
Ci sta il teleimbonitore con la lacrima sul viso, il signore dei vaffa vestito da guru mediatico, il sindacalista con la maschera da funzionario di banca, gli extraparlamentari che cercano di rientrare nel circuito più per noia che per passione, quello che scrive romanzi e l’aristocratico con i baffi che ormai parla solo dei suoi viaggi all’estero, tanto che si fatica a capire se sia un leader di partito o un tour operator. C’è quello che si è costruito una carriera organizzando catering di piadine alla festa dell’Unità, c’è la direttora di quotidiano che l’ultima volta che ha stretto la mano a un precario se l’è lavata pensando che portasse sfiga.
Questa è l'Asinistra italiana.
L'alternativa.

venerdì 15 ottobre 2010

Liberatevi dal peccato


"Pensiamo alle grandi potenze della storia di oggi; pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano gli uomini, che non sono più cose degli uomini, ma un potere anonimo dal quale gli uomini sono asserviti, tormentati, anche trucidati". Un potere distruttivo che minaccia il mondo".
Benedetto XVI, nel discorso di apertura del Sinodo sul Medio Oriente

Starà parlando del patrimonio (stimato) di 5 miliardi di euro attribuito allo IOR?
Nella banca vaticana (che non aderisce ai patti internazionali antiriciclaggio) i clienti vengono identificati solo attraverso un numero codificato, alle operazioni non si rilasciano ricevute, non esistono libretti di assegni intestati allo IOR e tutti i depositi e passaggi di denaro avvengono tramite bonifici. Infine, avendo sede in uno Stato sovrano, ogni richiesta di rogatoria deve partire tramite il ministero degli esteri del paese richiedente.
E finora quasi nessuna rogatoria è stata mai concessa dal Vaticano.
O forse è preoccupato per l'inchiesta aperta dalla procura di Roma sulla presunta violazione di un decreto per la prevenzione del riciclaggio?
La trasparenza per il Vaticano è come l'italiano per Di Pietro.
Stiamo esagerando? Stiamo esagerando.
Sua Santità crede in quello che dice.
E lo dice per proteggerci.
E lo dice per ammonire traffichini e trafficanti di sterco (del diavolo), malfattori dell'alta finanza che lucrano sulla pelle di povere pecorelle smarrite (fa anche rima).
Detentori illegali di potere anonimo, di capitali occulti, liberatevi dal peccato!
Si, ma come? Intestate tutto alla Chiesa.
Amen.

martedì 12 ottobre 2010

La legge è uguale per tutti


"Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale".
Antonio Mastrapasqua, presidente dell'INPS

I precari non avranno la pensione.
Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l'INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.
L'unico sistema che l'INPS ha trovato per affrontare l'amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.
Non si può non notare come anche la politica taccia su questo scandalo, ma non ci si potrebbe attendere altrimenti, perché a determinare questo scandalo hanno contribuito tutti i partiti attualmente rappresentati in parlamento, nessuno escluso.
I precari, tenuti all'oscuro o troppo occupati a sopravvivere, difficilmente noteranno la dichiarazione di Mastropasqua al Corriere della Sera e i media sembrano proprio intenzionati a non rovinare loro la sorpresa. Proprio una bella sorpresa.

giovedì 7 ottobre 2010

Rispetto per Sarah, chi l'ha visto?

Dove finisce il diritto di cronaca e inizia invece il senso del pudore? E' la domanda che ci si poneva guardando la trasmissione "Chi l'ha visto?" quando in diretta tv veniva annunciato a Concetta Serrano la ricerca del corpo senza vita della figlia Sarah Scazzi. Una lapidazione mediatica compiuta da Federica Sciarelli che continuava a lanciare le sue pietre, le agenzie che annunciavano e poi smentivano la notizia del ritrovamento del cadavere.
Federica Sciarelli

Concetta era lì, gelida come è sempre stata dal 26 agosto. Una donna umile che non è abituata ed esternare le proprie emozioni. E forse proprio questa granitica riservatezza si voleva infrangere nella trasmissione. Una lacrima? Un urlo? Certo, Federica Sciarelli è prima di tutto una giornalista e il diritto di cronaca le imponeva di andare avanti per tenere informati i propri telespettatori.

Questa volta, però, il servizio pubblico sembra aver superato un limite. Chi era di fronte allo schermo sentiva il disagio, implorava "adesso basta, interrompete il collegamento". Va detto che la Sciarelli più volte ha chiesto alla mamma di Sarah se voleva interrompere la diretta ma sembrava sempre una domanda retorica visto che l'unica fonte di informazione, anche per lei, era proprio la tv. Voleva sapere cosa era successo alla sua Sarah.

Persino l'avvocato della famiglia Scazzi è intervenuto per chiedere cautela, per domandare ai mass media un contegno. Nemmeno le lacrime della figlia di Michele Misseri hanno fermato lo "show". Alla fine, anche Concetta si è arresa. "Vuoi che fermiamo il collegamento?" ha chiesto la Sciarelli dopo oltre un'ora. E stavolta la mamma di Sarah ha risposto "è meglio". Sì, sarebbe stato meglio farlo molto prima.

mercoledì 6 ottobre 2010

Londonistan


L'illusione
Il presupposto delle battaglie politiche che mirano all'integrazione è che gli immigrati siano disposti a entrare a far parte della comunità: essa non sarebbe più soltanto "nostra" ma di tutti quelli che ne fanno parte condividendo alcuni valori essenziali.
I nuovi arrivati rispetteranno automaticamente le leggi dello stato in cui si trovano, mandando i loro figli a scuola, garantendo alle mogli gli stessi diritti delle donne occidentali, e votando per eleggere i propri rappresentanti.

La realtà
I nomi delle strade del Londonistan non sono più scritti in inglese e i colori e gli odori della Old Britannia hanno lasciato il posto a quelli della medina.
Nella piscina pubblica di pubblico non è rimasto che il ricordo: lo spazio sportivo è stato requisito dai gendarmi musulmani che impediscono ai bambini e alle bambine di fare il bagno insieme e reagiscono con veemenza quando spunta una telecamera in grado di testimoniare cosa avviene al riparo da occhi indiscreti.
Nelle strade del quartiere non girano più "bianchi" ma soltanto donne coperte dal burqa e gang di giovani arabi che picchiano i gay, come racconta un giovane inglese che dopo aver preso la sua razione di pugni e calci ha deciso di spostarsi in un'altra zona di Londra. Anche i preti di una chiesa cattolica sono stati malmenati e si verificano episodi di intolleranza contro chi manifesta una fede diversa dall'Islam.
Una donna si rivolge all'imam locale per chiedere il divorzio. A Londra infatti esiste una legge parallela a quella inglese, la sharia, illegale, che opera come se nulla fosse sotto il naso delle autorità. A un maschio musulmano è sufficiente ripudiare la moglie per togliersela dai piedi, a una donna non bastano anni per ottenere lo stesso risultato, nonostante sia stata picchiata dal marito con una mazza da baseball mentre era incinta, solo perché "avevo cucinato male".
Il video prosegue con una discesa nel sottoscala di una moschea improvvisata gestita da un altro imam fondamentalista. Costui insegna a una decina di barbuti e smagriti ragazzi under 30 che la bandiera verde dell'Islam sventolerà presto su Roma e i palazzi del potere delle capitali europee. In questo delirio di onnipotenza - acuito dalla presenza della telecamera - spiega che è giusto uccidere gli infedeli, lapidare le donne che commettono adulterio, mozzare le mani ai ladri. Durante una pausa, riceve una telefonata da New York dove è in corso una manifestazione spronando i fedeli dall'altra parte dell'oceano a battersi in nome del Profeta.
La sceneggiata si protrae grazie a uno dei capisaldi delle democrazie occidentali, la libertà di parola. L'abbiamo difesa fino all'ultimo quando un pastore americano si era messo in testa di bruciare il Corano, dobbiamo farci i conti anche ora.
In Europa si discute di vietare il burqa, qualcuno lo ha già fatto.
Centinaia di ragazze musulmane britanniche sono obbligate dalle loro scuole a indossare il velo integrale.

Abbiamo accolto l'islam rivoluzionario, gli abbiamo permesso di attecchire dietro l'illusione multiculturale, e non muoviamo un dito per capovolgere questa situazione, beandoci dietro parole d'ordine come il voto agli immigrati.

venerdì 1 ottobre 2010

Tutti zitti

Se qualcuno aveva qualche dubbio sul significato di "dialogo interreligioso", la vicenda del rogo del corano rende perfettamente l'idea di cosa intendano i musulmani per dialogo.
Poco prima dell'11 settembre scorso un pastore protestante di una chiesa evangelica della Florida dichiara di voler bruciare copie del corano per protestare contro il progetto di costruire una moschea vicino Ground Zero.
Immediate le condanne delle più importanti istituzioni e leaders internazionali.

La risposta dell'islam religione di pace?
18 morti, almeno un centinaio di feriti, chiese e scuole cattoliche bruciate, senza contare i gravi danni a molti edifici, mezzi della polizia e diverse proprietà pubbliche.
Le reazioni delle sopra citate ed autorevoli istituzioni e leaders internazionali? Tutti zitti.
Forse perchè minacciare il rogo del corano è l'eccezione.
La persecuzione dei cristiani in paesi musulmani è la regola.
Il corano non è stato più bruciato, il reverendo Jones pagherà i danni, però l'imam che sta promuovendo la costruzione del centro "culturale" musulmano nei pressi di Ground Zero ha detto ieri che "lo scopo del progetto è di prevenire altri attacchi di questo genere".
In altre parole, fateci costruire moschee in ogni città, consegnateci le chiavi delle vostre città, così nessuno, neanche i nostri fratelli musulmani, avrà più interesse a bombardarvi.
Non vogliono conquistarci, vogliono salvarci.

venerdì 24 settembre 2010

Insufficienza di prove

La tragedia avviene al culmine di un lite per un piccolo danno provocato, poco prima, dal tir guidato da Benjamin Bogdan, che non si era fermato dopo l'urto con il furgone di Moreno Mariani.
Giunti alla barriera di Vipiteno Mariani, approfittando della sosta dell'autocarro per il pagamento del casello autostradale, lo ha raggiunto a piedi chiedendo al conducente di fermarsi per la constatazione del danno. Questo si sarebbe però rifiutato.
A quel punto Mariani si era sdraiato davanti al tir di Bogdan per evitare che il mezzo pesante potesse riprendere la marcia.
Ma il camionista è partito lo stesso, investendolo e uccidendolo sul colpo.
Il 27 agosto viene convalidato l'arresto del camionista romeno che, accusato di omicidio volontario, si e' avvalso della facolta' di non rispondere.
L’episodio all’epoca aveva provocato sconcerto e indignazione nell’opinione pubblica, ma ieri, a meno di un mese di distanza dall’episodio, Bogdan, è tornato in libertà.
Il Tribunale del Riesame di Bolzano ha accolto infatti la tesi della difesa, secondo la quale non ci sono prove sufficienti per dimostrare che la morte del Mariani sia stata causata da quel gesto.
Il Tribunale ha quindi messo in dubbio la tesi secondo la quale il camionista avrebbe intenzionalmente investito il conducente del furgone, come dalle testimonianze della compagna di Moreno Mariani e dei dipendenti del casello autostradale che avevano assistito inorriditi alla scena.

mercoledì 22 settembre 2010

Ci sarà da ridere

"Io non ho nulla da temere e nulla da nascondere. Quando tutto sarà chiarito ci sarà da ridere. Nella nota diffusa ad agosto ho scritto quello che sapevo, non ho altro da aggiungere".
Gianfranco Fini, nell'intervista a TgLa7 del 7 settembre 2010.


Passano appena 2 settimane e su Listin Diario e El Nacional, periodici della Repubblica Dominicana (quindi non Libero o Il Giornale) viene pubblicato lo scoop mundial:
"Un documento oficial del gobierno de la República de Santa Lucía, en el Caribe, señala que Giancarlo Tulliani es el titular de la Printemps Ltd y la Timara Ltd"
Traduzione: la Printemps Ltd acquista la casa di Montecarlo da An per 300 mila euro. Per una «straordinaria, incre­dibile coincidenza» (parole proferite dal tesoriere di An, Francesco Pontone) di lì a po­co Giancarlo Tulliani - in arte Elisabetto - finirà per andare ad abitare in affitto nello stesso apparta­mento del Principato di Mo­naco, nel frattempo passato di proprietà a una società ge­mella (la Timara Ltd) i cui referenti risultano essere gli stessi della prima so­cietà (costituita solo 45 giorni prima dell’affare, il 30 maggio 2008).
Cioè "paga" l'affitto a se stesso, per un appartamento acquistato ad un quinto del suo valore di mercato.
Ci sarà da ridere...

mercoledì 15 settembre 2010

Troia brucia

"La città deve avere una moschea adeguata alla bellezza storica e degna della ricchezza culturale. Noi abbiamo chiesto di lavorare ad un gruppo di architetti, il progetto è praticamente pronto e presto lo presenteremo alla città e al sindaco Renzi per concordare insieme questo lavoro.
La nuova moschea di Firenze avra' anche un minareto e sarà una cosa molto simile al campanile di Giotto".
Ezzedine Elzir, imam di Firenze


''Non voglio fare una discussione ideologica sulla possibilita' di avere una moschea a Firenze.
Se i nostri amici musulmani, ai quali faccio tra l'altro gli auguri per la fine del Ramadam, ci presenteranno un progetto lo valuteremo e ne discuteremo apertamente".
Matteo Renzi, sindaco di Firenze

Praticare l'infibulazione in Italia puo' costare fino a 16 anni di carcere, secondo una legge del 2006.
Dal 1996 ad oggi, solo all’Ospedale San Gallicano di Roma, sono state assistite e curate 10mila donne immigrate che hanno subito l'infibulazione.
Qui le immagini sono così pesanti che mi limito al link, per chi ha lo stomaco per guardare.
Quello che invece è da rimarcare è il legame stretto tra infibulazione e islam.
Non è prescritta dal corano? Esisteva già ai tempi dei romani? Sicuramente.
Però nel moderato Egitto la mutilazione degli organi genitali femminili diventa reato solo nel 2008.
Si rischiano al massimo 2 anni di reclusione e può essere praticata in caso di "necessità medica": praticamente una farsa. Ma per i rappresentanti dei Fratelli musulmani in parlamento "le nuove norme minano i fondamenti della famiglia egiziana".
Però l'islam non c'entra. Per questo 10mila donne curate solo al San Gallicano di Roma sono tutte immigrate.
O figlie di donne italiane sposate o conviventi di immigrati perfettamente integrati, per i quali è normale picchiare la donna perchè non si converte, perchè non è una brava cuoca, perchè esce sul balcone senza velo.
Trentasei stranieri e tre italiani. Erano questi i numeri delle iscrizioni nella prima elementare della Scuola Carlo Pisacane di Roma. Numeri che si sono andati assottigliando, fino all’altro giorno, quando i genitori dell’ultimo bimbo italiano rimasto iscritto hanno chiesto, e ottenuto, il trasferimento.
L'integrazione sociale e culturale in un paese risulta assai improbabile quando in classe nessuno parla l'italiano, quando si cancella il presepe dal Natale, quando a pranzo si mangia il couscous al posto degli gnocchi.

Moschee nelle città simbolo della nostra cultura, pratiche barbare che non accennano a sparire, donne trattate come merce, la politica del ventre che ci fa diventare minoranza a casa nostra.
Ci stiamo (dis)integrando.
Ogni tanto qualcuno se ne accorge, ma viene prontamente eliminato dai politicamente corrotti, dai paladini della multiculturalità.
Troia brucia. Per colpa dei collaborazionisti, scriveva Oriana nel 2004.

Siamo nel 2010 e i collaborazionisti sono ancora li. Quindi la colpa non è loro, non è solo loro.
La colpa vera è di quelli che non stanno né da una parte, né dall’altra, quelli a cui sembra non interessare ciò che accade intorno, come se non fosse anche affar loro, quelli per i quali non c’è niente da fare e comunque non spetta a loro farlo. Camminano frettolosamente, guardano ma non vedono, o fanno finta di non vedere, non esprimono chiaramente la loro opinione o se lo fanno giocano con le parole per non urtare la sensibilità altrui, attenti solo al loro tornaconto personale, falsamente ossequiosi, danno ragione ad una parte, ma nemmeno torto all’altra. Costantemente in mezzo al guado.
Troia brucia. Per colpa degli ignavi.

martedì 14 settembre 2010

Letterina a Gianfranco Fini

Signor Vicepresidente del Consiglio, Lei mi ricorda Palmiro Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che alla Costituente fece votare l’articolo 7 ossia quello che ribadiva il Concordato con la Chiesa Cattolica. E che pur di consegnare l’Italia all’Unione Sovietica era pronto a farci tenere i Savoia, insomma la monarchia. Non a caso quelli della Sinistra La trattano con tanto rispetto anzi con tanta deferenza, su di Lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere, contro di Lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a Lei non rivolgono mai la benché minima accusa.
Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fa mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato ponderato vagliato per Sua convenienza. (E meno male se, nonostante tanto riflettere, non ne imbrocca mai una). Come Togliatti sembra un uomo tutto d’un pezzo, un tipo coerente, ligio alle sue idee, e invece è un furbone. Un maestro nel tenere il piede in due staffe. Dirige un partito che si definisce di Destra e gioca a tennis con la Sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non sogna altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione. Va a Gerusalemme, con la kippah in testa, piange lacrime di coccodrillo allo YadVashem, e poi fornica nel modo più sgomentevole coi figli di Allah. Vuole dargli il voto, dichiara che “lo meritano perché pagano le tasse e vogliono integrarsi anzi si stanno integrando”.


Quando ci sbalordì con quel colpo di scena ne cercai le ragioni. E la prima cosa che mi dissi fu: buon sangue non mente. Pensai cioè a Mussolini che nel 1937 (l’anno in cui Hitler incominciò a farsela col Gran Muftì zio di Arafat) si scopre «protettore dell’Islam» e va in Libia dove, dinanzi a una moltitudine di burnus, il kadì d’Apollonia lo riceve tuonando: “O Duce! La tua fama ha raggiunto tutto e tutti! Le tue virtù vengono cantate da vicini e lontani!”. Poi gli consegna la famosa spada dell’Islam. Una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose. Lui la sguaina, la punta verso il sole, e con voce reboante declama: “L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani!”. Quindi salta su un bianco destriero e seguito da ben duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto del futuro Gheddafi.


Ma erravo. Quel colpo di scena non era una reminiscenza sentimentale, un caso di mussolinismo. Era un caso di togliattismo cioè di cinismo, di opportunismo, di gelido calcolo per procurarsi l’elettorato di cui ha bisogno per competere con la Sinistra e guidare in prima persona l’equivoco oggi chiamato Destra.
Preparano giorni migliori per l'italia
Signor Vicepresidente del Consiglio, nonostante la Sua aria quieta ed equilibrata Lei è un uomo molto pericoloso. Perché ancor più degli ex democristiani (che poi sono i soliti democristiani con un nome diverso) può usare a malo scopo il risentimento che gli italiani come me esprimono nei riguardi dell’equivoco oggi chiamato Sinistra. E perché, come quelli della Sinistra, mente sapendo di mentire. Pagano-le-tasse, i Suoi protetti islamici?!? Quanti di loro pagano le tasse?!? Clandestini a parte, spacciatori di droga a parte, prostitute e lenoni a parte, appena un terzo un po’ di tasse! Non le capiscono nemmeno, le tasse. Se gli spiega che servono ad esempio per costruire le strade e gli ospedali e le scuole che anch’essi usano o per fornirgli i sussidi che ricevono dal momento in cui entrano nel nostro paese, ti rispondono che no: si tratta di roba per truffare loro, derubare loro. Quanto al Suo vogliono-integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!?


Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, darle a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti. Più visibili, più tangibili, più evidenti. Ma stavolta no, signor mio. Stavolta Lei non può negare ciò che vedono anche i bambini. Non può ignorare ciò che ogni giorno, ogni momento, avviene in ogni città e in ogni villaggio d’Europa. In Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Danimarca, ovunque si siano stabiliti. Rilegga quel che ho scritto su Marsiglia, su Granada, su Londra, su Colonia. Guardi il modo in cui si comportano a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma.


Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli.


In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia.
Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta Lei?”.

Oriana Fallaci ne "La Forza della Ragione", pubblicato nel 2004. 6 anni fa.
Oggi il segretario del Pd parla di un nuovo Ulivo.
Signor Fini, ma perchè come capolista del nuovo Ulivo non si presenta Lei?

venerdì 10 settembre 2010

Nove anni dopo

Un pastore protestante di una chiesa evangelica della Florida dichiara di voler bruciare copie del corano nell'anniversario dell'11 settembre.

"Atti del genere non possono essere approvati da alcuna religione.
Mi sento profondamente turbato da questa iniziativa
".
Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu

"Invece che bruciare il corano, incoraggerei la gente a leggerlo".
Tony Blair, ex premier britannico e membro del Quartetto per il Medio Oriente.

E' probabile che Blair il corano lo abbia letto, è altrettanto ovvio che non l'abbia capito (ogni riferimento non è puramente casuale).
Quello che invece provoca più disgusto è l'ipocrisia di un organismo internazionale che, nella persona del suo segretario, esprime turbamento.


Forse tutti sanno che solo nel 2010, in Iran sono state eseguite già 160 condanne a morte.
Nella prigione di Tabriz, dove è reclusa da ormai quattro anni Sakineh, si trovano altre donne in attesa della medesima condanna, e tra loro anche minorenni. Sakineh Ashtiani dopo aver subito la pena della fustigazione davanti a uno dei suoi figli, è stata costretta a una confessione pubblica anche in concorso in omicidio, per poter accelerare l'iter dell'esecuzione capitale.
L'Onu si preoccupa del rogo di un libro, ma si guarda bene dal provare turbamento per la lapidazione di una donna iraniana.
Forse all'Onu si stanno occupando del caso, forse se ne sta occupando proprio la Commissione per lo Status delle Donne.
Forse non tutti sanno che da maggio l'Iran, dopo aver fallito nell'ottenere un seggio nel Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, è stato eletto membro della Commissione per lo Status delle Donne.

Nove anni dopo l'11 settembre l'islam istituzionalizzato la fa da padrone nella più importante ed estesa organizzazione intergovernativa mondiale.
Nove anni dopo l'11 settembre la lapidazione di un'adultera provoca meno scalpore del rogo di un libro.
Nove anni dopo l'11 settembre "uno dei pochi giornalisti non allineati e realmente anticonformisti", collaboratore del quotidiano campione della libertà di pensiero scrive:
"La pena di morte è in vigore anche in Paesi considerati campioni della civiltà, come gli Stati Uniti, e nessuno Stato lascerebbe a piede libero un assassino. Quanto all'adulterio è considerato un reato meritevole della pena capitale non solo in Iran ma in molti altri Paesi islamici che hanno una cultura e una morale diversissime dalle nostre soprattutto per quel che riguarda la famiglia".
(Si chiama Fini, basta il cognome)

Facciamo progressi, l'integrazione tra le due "civiltà" prosegue spedita.

mercoledì 8 settembre 2010

Se questo è un leader


Appena 2 mesi fa "in un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente".
Ieri i giornalisti che hanno lavorato sull'inchiesta relativa alla casa di Montecarlo sono stati etichettati come "infami lapidatori".
L'intervista comincia tra i sorrisi con un "Complimenti per il suo tg" al direttore Mentana.
Peccato che poi dai complimenti si arrivi quasi alle offese.
M: «Ma scusi, lei a Montecarlo non c’è mai andato?».
F: «No».
M: «Ma i testimoni che dicono il contrario?».
F: «Lo provino».
Il sorriso di Fini diventa sempre più smorfia.
M: «Ma scusi... Tulliani?».
F: «L’ha affittata, tutto qua. Ma è questo il problema della politica? La magistratura verificherà. Basta avere pazienza».
Quella che sta per perdere Fini perché Mentana non molla l’osso e gli chiede ancora di far chiarezza perché troppe cose sono ancora nell’ombra.
F: «Pontone (il tesoriere di An, ndr) è un galantuomo. Dissi io di vendere perché l’offerta era congrua. Tulliani non ha saputo da me della casa. Si ricorda la mia nota? Ho spiegato tutto lì».
(An vende l'immobile dietro l'ordine del capo ed il cognato lo viene a sapere da terze parti...)
M: «Lei ha detto che s’è arrabbiato con Tulliani quando ha saputo...».
F: «Sono molto più arrabbiato con chi per mesi ha lapidato la mia famiglia.
Ma lei dirige Novella 3000 o un telegiornale?»
Tradotto: Mentana gran giornalista, complimenti per il tg, ma gli affari di famiglia non si toccano.

Un leader, un vero leader, degno di appartenere al gotha progressista, riformatore, moralmente inattaccabile...

martedì 7 settembre 2010

Hanno spostato la fine del mondo



Ci sono tre cose sulle quali si può sempre contare in ogni profezia della fine del mondo.

La prima è che la fine del mondo è come la mamma: ce n'è una sola. Per forza di cose ce ne può essere al massimo una sola giusta e tutte le altre devono essere sbagliate.
La seconda è che man mano che ci si avvicina alla data annunciata, la profezia verrà disinvoltamente dimenticata o interpretata (aggiustata) alla luce di nuove rivelazioni dai profeti o loro rappresentanti per posticipare la data dell'apocalisse, in modo da non dover affrontare il fallimento e consentire un nuovo ciclo di proselitismo (marketing).
La terza è che i discepoli (polli) che hanno creduto alla data iniziale e hanno aperto il portafogli accetteranno senza batter ciglio la nuova data e continueranno a spalancare il portafogli per farsi buggerare un'altra volta.
Siccome il 2012 si avvicina e il mercato comincia a non tirare più, bunker a parte, è ora di tirare fuori una nuova balla per angosciare la gente e vendere una nuova infornata di libri, films, trasmissioni tv e gadgets vari.

Quindi? La fine del mondo non è più nel 2012 ma nel 2060. Garantisce nientemeno che Sir Isaac Newton.
La storia in realtà risale al febbraio 2003, quando i giornali britannici pubblicarono la notizia della profezia, che peraltro era già nota allora agli studiosi da almeno vent'anni, in occasione di un documentario della BBC, Newton: The Dark Heretic, dedicato a far conoscere la teologia eretica di Newton, il suo profondo interesse per lo studio letterale della Bibbia e la sua passione per l'alchimia.
I calcoli apocalittici di Newton si basano non su misurazioni scientifiche o segrete conoscenze dell'Universo, ma su interpretazioni molto arbitrarie di vari passaggi e riferimenti cronologici della Bibbia, che secondo Newton era una sorta di codice che gli eletti avevano il sacro dovere di decifrare.
Oltretutto, anche volendo prestar fede alle profezie newtoniane, c'è da sottolineare che indicano il 2060 come data minima della fine del mondo: "Potrà finire dopo, ma non vedo motivo perché debba finire prima" (It may end later, but I see no reason for its ending sooner), e questo contraddice tutte le previsioni di catastrofe riguardanti ogni altra data da oggi al 2060, compreso quindi il 2012.


martedì 31 agosto 2010

Yes, we can, but maybe we shouldn’t


Yes, we can...
L’America era innamorata di lui. La stampa lo raccontava come mito, fenomeno, icona. Ogni cosa che faceva o diceva era sempre storica, epocale, profetica. Anche se in netta contraddizione con un’altra cosa sempre storica, epocale e profetica che Obama aveva pronunciato la settimana precedente.
La meravigliosa confezione in cui erano avvolte le sue posizioni politiche gli garantiva paragoni con John Fitzgerald Kennedy e Ronald Reagan, con Franklin Delano Roosevelt e Abramo Lincoln.


... but maybe we shouldn’t
Il profeta, il messia, il superman che avrebbe dovuto guarire i mali del paese è stato disarcionato. E’ diventato un politico normale, come gli altri, costretto a parare i colpi non solo dell’opposizione, ma anche della sua parte.
La riforma sanitaria non piace né ai repubblicani né ai democratici. I primi la considerano il pilastro di un’incipiente rivoluzione statalista. I secondi credono che Obama abbia sprecato l’occasione di cambiare il sistema sanitario americano. Stessa cosa per l’intervento pubblico a sostegno dell’economia. I liberisti dicono che è stato un gigantesco spreco di denaro, i progressisti gli imputano di non averne speso abbastanza.
La destra lo accusa di essere un socialista, la sinistra di aver venduto l’anima a Wall Street. I conservatori dicono che è un estremista radicale, i liberal sostengono sia un moderato alla ricerca di compromessi. I falchi pensano abbia capitolato di fronte al nemico, le colombe dicono che è una copia carbone di Bush.
A ogni riforma perde consenso. A ogni intervento calano i sondaggi. A ogni posizione di principio segue una timida marcia indietro.
E’ Nobel per la pace, ma fa la guerra.
Il capo del Pentagono è lo stesso di Bush, così come i generali che guidano le truppe sul campo. Il disimpegno dall’Iraq lo ha stabilito il suo predecessore.
Le truppe in Afghanistan sono state triplicate. I bombardamenti in Pakistan procedono a ritmi settimanali. La guerra segreta è stata estesa a dodici paesi. La Cia è tornata ad avere la licenza di uccidere. Guantanamo è ancora aperto, così come il carcere di Bagram, in Afghanistan. Alcuni detenuti non hanno diritti processuali e rimarranno a vita in galera. Gli altri saranno processati con le corti militari speciali volute da Bush.
E’ il paladino dei diritti civili, ma è contrario al matrimonio gay e licenzia dall’esercito gli omosessuali dichiarati.
E’ l’alfiere della politica ambientale, ma ha rilanciato l’energia nucleare.
E’ il simbolo delle politiche pro immigrazione, ma quest’anno saranno 400mila i rimpatri forzati di clandestini. E’ di sinistra, ma sostiene il diritto a portare le armi e non firma il trattato contro le mine antiuomo. Obama ha i titoli per chiudere l’era delle discriminazioni razziali, ma in pochi mesi ha erroneamente dipinto come razzista un poliziotto bianco e poi ha licenziato una funzionaria nera che era stata ingiustamente accusata di razzismo da un blogger conservatore.
A meno di tre mesi dalle elezioni di Midterm oltre la meta' degli americani e' insoddisfatta di Obama.
La fine di un sogno?

venerdì 27 agosto 2010

Per una tanica di benzina



Avrebbero potuto fermarsi e cavarsela con una denuncia a piede libero.
Invece dopo aver rubato gasolio da un furgone sono scappati, procedendo contromano e violando non solo il codice stradale, ma anche le regole più elementari della prudenza.
Marina Badiello, 49 anni, non ha avuto scampo.
La donna stava percorrendo la strada nell'unico senso di marcia consentito, quando si è trovata di fronte la Golf che correva all'impazzata. E non ha fatto in tempo né a frenare, né a sterzare.
L'auto ha centrato in pieno lo scooter spezzandolo a metà e scaraventandolo a trenta metri di distanza. Marina Badiello è finita nel fosso, morta sul colpo, mentre la Golf ha proseguito la sua marcia per altri cento metri, finché il conducente non ha perso il controllo ed è finito con l'auto nel fosso che si è rovesciata per la velocità.

Per i nostri politicanti serve la certezza della pena.
Per il marito e la figlia sedicenne l'unica certezza è che la moglie e madre non c'è più per una tanica di benzina, mentre i due alla guida, pluripregiudicati, massimo tra sette anni potranno di nuovo tornare a rubare.