Adesso è cambiato tutto e niente sarà più come prima.
Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali.
Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo.
Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario.
(dal Periodico della Fondazione
Farefuturo)
Nessuno potrà più convincerli, almeno fino alle prossime elezioni.
Elezioni?
Irresponsabili! Vogliamo far scegliere chi governa al popolo bue? Ma in che
regime siamo?
Il popolo bue non frequenta i salotti
radicalchic, non legge repubblica.
Il popolo bue va allo stadio e legge il Corriere (dello sport, naturalmente).
Il popolo bue non è all'altezza.
Quello che serve veramente è la
scivolata in campo della
società civile.
Quello che serve veramente è un
governo di unità nazionale (
Famiglia Cristiana). Sì, il settimanale che "
non manca di coraggio e di autonomia, pur rimanendo politicamente equidistante".
Quello che serve veramente è un
governo di responsabilità nazionale (
Casini),
di larghe intese, di transizione, istituzionale...
Chiamatelo come più
vi piace.
L'importante è che il Re cada e quelli che le elezioni le hanno perse salgano sul trono.
Ma chi sono gli aspiranti al trono?
Ce lo "
suggerisce" Mario Giordano. Una
squadra fortissimi,
democratici, liberali, espressione della società civile.
L'Alternativa esiste. I cv dei nostri illuminati salvatori ce lo dimostrano.
Presidente del Consiglio non può che essere
Ezio Mauro: dopo tutte le pagine e le energie che ha speso per sostenerlo, affidare il governo tecnico a chiunque altro sarebbe una crudeltà.
All’editore
De Benedetti saranno affidate direttamente le chiavi dell’economia. In fondo di
deficit lui se ne intende. E poi così potrà mettere le mani sui fondi pubblici senza nemmeno la fatica di dover consegnare in cambio
telescriventi obsolete.
Pare che Mauro avesse pensato anche un incarico per il Fondatore (“Non possiamo mica escluderlo proprio adesso che andiamo al governo…”). Voleva affidargli le deleghe dei rapporti con la Santa Sede, ma Eugenio Scalfari ha sdegnosamente rifiutato: “Il Papa? No, io parlo solo con il suo superiore”.
A un tecnico di area Repubblica,
Roberto Saviano, saranno invece affidati gli Esteri: così potrà girare in tutto il mondo, con il suo Gomorra sotto il braccio, a fare da ambasciatore del made in Italy. A
Giorgio Bocca va il ministero della Gioventù, con sottosegretari
Sergio Zavoli e la
Rita Levi Montalcini.
L’esecutivo, che nasce all’insegna della parola d’ordine “questione morale”, presenterà una novità interessante: il ministero per l’Attuazione del federalismo sarà sostituito con il ministero per l’Attuazione della legalità. Molti i pretendenti. E alla fine chi la spunterà? Travaglio? Barbacetto? Flores d’Arcais? Macché. La spunterà il più titolato nel nuovo schieramento, quello che più conosce i problemi della legalità, avendoli conosciuti da vicino: il senatore Udc
Totò Cuffaro, accusato di concorso in associazione mafiosa e perciò gran sostenitore del nuovo centro che difende la questione morale.
Per
Pierferdinando Casini, invece, verrà creato un ministero apposta: Infrastrutture ed edilizia, così potrà sfruttare l’esperienza maturata in casa Caltagirone.
E
Rutelli invece andrà alle Politiche agricole, dove, più che di quote latte e Ogm, potrà dedicarsi animo e corpo ai provvedimenti pro-Api. D’altra parte lo si è sempre saputo che le sue sono braccia rubate all’agricoltura…
In casa Ds si dovranno accontentare di poco:
D’Alema, dopo i trasporti per
Hamas ha preferito prendere i Trasporti veri e propri, pare che ci tenga in particolare alla delega sulla navigazione.
A
Fassino andrà la responsabilità per la riforma del sistema finanziario (“
Abbiamo una banca?”).
Veltroni, invece, si vuol far creare un apposito ministero per l’Asia (“Ma non voleva aiutare l’Africa?”, hanno chiesto a Mauro. “Appunto”, ha risposto lui).
A
Bersani andranno i Rapporti con il Parlamento, così potrà sfruttare l’esperienza da segretario del Pd: in fondo, si sa, per quanto difficile sia mettere d’accordo tutte le forze politiche presenti a Montecitorio è meno difficile che mettere d’accordo le forze politiche presenti nel Partito Democratico.
L’astro nascente
Nichi Vendola avrà la Salute come premio per l’ottima gestione della
sanità pugliese.
Infine a
Rosi Bindi andrà il ministero della Difesa, così diventerà la prima donna alla guida delle Forze Armate e dimostrerà una volte per tutte di avere davvero le palle. L’unico problema potrebbe sorgere il 2 giugno, alla sfilata sui Fori Imperiali: come distinguerla dai carri armati?
Il fiore all’occhiello del governo tecnico sarà
Luca Cordero di Montezemolo, che scenderà in campo come ministro del Lavoro: non avendo
mai lavorato un giorno in vita sua, interpreterebbe il ruolo alla perfezione. Sarà avvantaggiato anche nel confronto con le delegazioni rosse della Fiom Cgil: lui con le rosse ci ha sempre saputo fare.
A
Di Pietro tocca naturalmente l’Istruzione: gli studenti esulterebbero per l’immediata abolizione del congiuntivo.
La
Giustizia andrà direttamente al pentito Gaspare
Spatuzza detto “u tignusu”.
Per la Pubblica Amministrazione si pensa a
Antonio Bassolino, che la pubblica amministrazione la conosce nei minimi dettagli avendola fatta a pezzi in
Campania.
Suo sottosegretario potrebbe essere Flavio Delbono, ex sindaco di Bologna, che ci sa fare con i dipendenti pubblici, specialmente con le
segretarie.
A
Patrizia D’Addario potrebbero andare, invece, i Beni Culturali: da come è riuscita a
vendersi al grande pubblico, in effetti, dimostra una straordinaria capacità di valorizzazione del
patrimonio archeologico.
Nel governo di salute pubblica non potrebbero non entrare
Michele Santoro, ministro per l’Attuazione del programma (televisivo), e
Marco Travaglio. Quest’ultimo sarà ministro del Turismo perché ha dimostrato di sapere come si fa a organizzare una
vacanza senza spendere troppo.
Per l’Innovazione, scartato Maltese, si pensa a un volto nuovo: “Largo ai giovani”, ha detto il premier Mauro, facendo il nome di
Beppe Pisanu (“Ma è
in Parlamento dal 1972…”, “Sì, ma è lo spirito che conta…”). Infine la pattuglia di finiani: a
Fabio Granata, per via del cognome, spetta di diritto un sottosegretariato alla Difesa, a
Italo Bocchino, per la stessa ragione, andranno le Pari opportunità.
Donato La Morte e
Francesco Pontone, già amministratori di An, saranno sottosegretari alle finanze con la delega specifica per la dismissione del demanio pubblico: visto come hanno venduto l’appartamento di
Montecarlo, per lo Stato italiano si annunciano affaroni garantiti.
Infine il leader
Gianfranco Fini: lui mirava alla Giustizia o alla Legalità, ma il premier Ezio Mauro non ci ha voluto sentire. “Tu devi andare alle Politiche sociali”. E perché? “Perché nessuno meglio di te sa aiutare la
famiglia".