Sette giornalisti licenziati dal primo settembre 2010, sette amministrativi in cassa integrazione dallo scorso marzo, quattro collaboratori fissi senza contratto.
La fine di un'avventura partita con grandi entusiasmi e proseguita tra scontri atomici.
Data cardine, il 4 novembre 2008. Quella sera D'Alema e la fondazione Italianieuropei celebrano il decollo della loro tv: "La fondazione tiene molto a questo progetto. Per noi è una sfida: non ci aspettiamo ascolti pazzeschi, siamo di nicchia ma a Red si può sperimentare, si può fare tv in modo nuovo". E soprattutto, si può lottare alla pari con il fratello coltello Walter Veltroni, che il 14 ottobre 2008 ha lanciato YouDem Tv: un'iniziativa "per accelerare l'innovazione del Partito democratico", la definisce all'epoca il segretario Veltroni. Ma anche "una mossa che istantaneamente scatena l'orticaria di D'Alema", ricordano i suoi fedelissimi.
Appena 2 anni dopo, Mario Adinolfi, vicedirettore di Red Tv:
"La sinistra non ha imprenditori della comunicazione, eccezion fatta per l'Ingegnere che però pare uno che dice 'già dato'. Ci sono arruffapopolo, parrucconi, professionisti del finanziamento pubblico, cacciatori di anticipazioni bancarie, veri e propri farabutti. Un coacervo di personalita' che si autodefiniscono 'imprenditori', in realta' è gente che non ha mai intrapreso un bel niente se non il tentativo di far pagare Pantalone.
Non s'e' mai vista una tv chiudere senza un lamento, senza una protesta. La proprietà ha voluto così, il direttore non ha emesso gemito e si è dimesso senza che si sapesse. I giornalisti, lasciati a loro stessi, sono stati raggiunti ieri dalla lettera di licenziamento e sembra che vogliano essere negate anche le dovute indennita' di fine rapporto previste dal contratto.
(forse non hanno la tessera?)
Il tutto senza che dal Pd ci sia arrivata neanche una pacca sulla spalla. Solo un imbarazzato silenzio. E Massimo D'Alema ha ritenuto di non dover dire neanche una parola ai lavoratori che finiscono per strada. Questi sono i leader della sinistra oggi in Italia".
Se Atene piange Sparta non ride...
La settimana scorsa i giornalisti di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione Comunista, hanno fatto due giorni di sciopero. Il Comitato di redazione ha descritto la mobilitazione come "la prima iniziativa di lotta per la garanzia del diritto alla retribuzione", spiegando che l’azionista del giornale, cioè Rifondazione, ha comunicato che "dal mese di agosto i lavoratori del quotidiano dovranno lavorare senza più garanzia certa di retribuzione".
Tv che chiudono, quotidiani che scioperano, la libertà di disinformazione è in serio pericolo.
Sarà solo un caso che le imprese sinistre riescono a sopravvivere solo eliminando la concorrenza?
Nessun commento:
Posta un commento