sabato 14 agosto 2010

La mia religione me lo vieta

Una donna chiama al telefono un taxi per farsi portare a casa dal supermercato dove aveva fatto la spesa. La macchina arriva regolarmente, il conducente smonta, fa per aiutare la cliente a mettere in macchina il suo carico, poi si rialza e dice "Non posso portarla, la mia religione me lo vieta".
Sapete che cosa rendeva impura la donna (cattolica) al taxista (islamico, naturalmente), tanto da impedirgli di fare il suo lavoro? Che questa avesse nella spesa un paio di lattine di birra.
Oxford

"L'ho comprata con un regolare contratto e per il diritto del mio Paese sono a posto".
La sua donna: una schiava comprata al mercato. Di cui disporre a piacimento, di cui fare ciò che si vuole, con potere di vita e di morte su di lei. Sembra una storia antica come quelle dei gladiatori. Eppu­re si ripete ancora nel Terzo millennio. L’immi­grato, 36 anni, vive da tempo nel belpaese: si è quindi perfettamente integrato, nel senso che ha capito come funziona la giustizia in italia.
Montecchio

Prima le minacce, poi l'aggressione. Tutto perché le sue figlie hanno scelto di non portare il velo. La denuncia arriva da Hassan Filahi, un marocchino di 49 anni, che ha raccontato tutto al quotidiano Il Tirreno: "Mi hanno rotto un braccio, ma le mie figlie non vogliono portare il velo e io non mi sottometto".
Dietro l'aggressione ci sarebbero alcuni suoi connazionali, tra cui l'imam livornese Abdelghani Bouchari.
Cecina

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