"Siamo all'inizio della fine della crisi economica, si comincia da oggi a rimettere l'economia in piedi. Abbiamo cominciato oggi il difficile lavoro di tenere vivo il Sogno Americano.
Stiamo mettendo gli americani al lavoro, per fare il lavoro di cui l’America ha bisogno in settori critici, troppo a lungo trascurati. Lavoro che darà il via a un cambiamento vero e duraturo per le generazioni future".
Barack Obama, in occasione della ratifica del maxi-piano da 787 miliardi di dollari approvato venerdì dal Congresso.
"La crisi è troppo profonda per perder tempo a cercare consensi a colpi di cocktail e feste per il Superbowl con i repubblicani"
Katrina Vanden Heuvel, direttore del settimanale The Nation.
"Nella speranza di guadagnare un appoggio che non è arrivato, Obama ha finito per produrre un piano che contiene troppi tagli alle tasse ed è più debole di quello che servirebbe. Il presidente deve dimostrare più forza, altrimenti il verdetto su questa crisi sarà che no, non ce la può fare"
Paul Krugman, Nobel per l’economia, fra i maggiori sostenitori della nuova amministrazione.
"La crisi che stiamo vivendo è molto più grossa di questo intervento, che avrebbe dovuto toccare almeno i 2 mila miliardi di dollari"
Mark Zandi, economista di Economy.com, sito della società di rating Moody’s.
"Presto Obama dovrà ammettere che è necessario un intervento analogo. E al confronto gli 800 miliardi del piano di stimolo sembreranno spiccioli. La battaglia sullo stimolo appena conclusa è solo il preludio delle difficoltà future".
William Galston, analista del centro studi progressista Brookings.
Andando oltre le "opinioni" c'è da registrare che fra le righe di un decreto che nessun deputato ha avuto il tempo di leggere, perché lungo 1.073 pagine, si è infranto anche il sogno obamiano di una nuova unità nel nome della trasparenza. A tarda notte, e a porte chiuse, le sale del Congresso si sono trasformate in un suq dominato proprio dai lobbisti che il presidente aveva promesso di eliminare. Secondo alcuni calcoli, gli interventi a favore di gruppi di interesse arrivano a circa 25 miliardi di dollari.
A differenza di quello che sostengono le previsioni più ottimistiche, lo stimolo almeno quest’anno difficilmente riuscirà a salvare o a creare 3,5 milioni di posti di lavoro. Secondo le stime, a fine 2009 la disoccupazione salirà dal 7,6 al 9 per cento. Salirà anche il deficit di bilancio, che già ora è il più alto della storia a quota 1.200 miliardi, fino a raggiungere il 13,5 per cento del pil. E l’economia mostrerà segni di ripresa solo l’anno prossimo...
Ma per gli americani Barack Obama rimane l'eroe numero uno: il presidente degli Stati Uniti ha battuto per la prima volta Gesù in un sondaggio.
Nella top ten dell'Harris Institute pubblicato sul Chicago Sun Times, dopo Obama e Gesu' seguono in ordine discendente Martin Luther King, Ronald Reagan, George W. Bush, Abraham Lincoln, John McCain, John F. Kennedy, il pilota del volo United Airlines miracolosamente ammarato sull'Hudson Chesley Sullenberger e Madre Teresa di Calcutta.
Stiamo mettendo gli americani al lavoro, per fare il lavoro di cui l’America ha bisogno in settori critici, troppo a lungo trascurati. Lavoro che darà il via a un cambiamento vero e duraturo per le generazioni future".
Barack Obama, in occasione della ratifica del maxi-piano da 787 miliardi di dollari approvato venerdì dal Congresso.
"La crisi è troppo profonda per perder tempo a cercare consensi a colpi di cocktail e feste per il Superbowl con i repubblicani"
Katrina Vanden Heuvel, direttore del settimanale The Nation.
"Nella speranza di guadagnare un appoggio che non è arrivato, Obama ha finito per produrre un piano che contiene troppi tagli alle tasse ed è più debole di quello che servirebbe. Il presidente deve dimostrare più forza, altrimenti il verdetto su questa crisi sarà che no, non ce la può fare"
Paul Krugman, Nobel per l’economia, fra i maggiori sostenitori della nuova amministrazione.
"La crisi che stiamo vivendo è molto più grossa di questo intervento, che avrebbe dovuto toccare almeno i 2 mila miliardi di dollari"
Mark Zandi, economista di Economy.com, sito della società di rating Moody’s.
"Presto Obama dovrà ammettere che è necessario un intervento analogo. E al confronto gli 800 miliardi del piano di stimolo sembreranno spiccioli. La battaglia sullo stimolo appena conclusa è solo il preludio delle difficoltà future".
William Galston, analista del centro studi progressista Brookings.
Andando oltre le "opinioni" c'è da registrare che fra le righe di un decreto che nessun deputato ha avuto il tempo di leggere, perché lungo 1.073 pagine, si è infranto anche il sogno obamiano di una nuova unità nel nome della trasparenza. A tarda notte, e a porte chiuse, le sale del Congresso si sono trasformate in un suq dominato proprio dai lobbisti che il presidente aveva promesso di eliminare. Secondo alcuni calcoli, gli interventi a favore di gruppi di interesse arrivano a circa 25 miliardi di dollari.
A differenza di quello che sostengono le previsioni più ottimistiche, lo stimolo almeno quest’anno difficilmente riuscirà a salvare o a creare 3,5 milioni di posti di lavoro. Secondo le stime, a fine 2009 la disoccupazione salirà dal 7,6 al 9 per cento. Salirà anche il deficit di bilancio, che già ora è il più alto della storia a quota 1.200 miliardi, fino a raggiungere il 13,5 per cento del pil. E l’economia mostrerà segni di ripresa solo l’anno prossimo...
Ma per gli americani Barack Obama rimane l'eroe numero uno: il presidente degli Stati Uniti ha battuto per la prima volta Gesù in un sondaggio.
Nella top ten dell'Harris Institute pubblicato sul Chicago Sun Times, dopo Obama e Gesu' seguono in ordine discendente Martin Luther King, Ronald Reagan, George W. Bush, Abraham Lincoln, John McCain, John F. Kennedy, il pilota del volo United Airlines miracolosamente ammarato sull'Hudson Chesley Sullenberger e Madre Teresa di Calcutta.