"Credo che Berlusconi debba dimostrare quel coraggio già dimostrato in altre occasioni, che in passato gli ha già consentito colpi d’ala. Deve avere il coraggio di rassegnare le dimissioni, di salire al Colle, dichiarare che la crisi è aperta di fatto e avviare una fase politica in cui rapidamente si ridiscutano l’agenda e il programma, si verifichi la natura della colazione e la composizione del governo"
Dall'intervento del presidente della Camera alla prima convention di Fli.
Tralasciamo la indubbia correttezza e moralità del nuovo paladino dell'asinistra che, terza carica dello Stato, chiede le dimissioni del premier da capopopolo durante un comizio nel quale propone di ridiscutere agenda, programma e natura della coalizione: gli elettori che hanno votato questo programma, questa maggioranza, questo premier?
Tralasciamo.
Premesso che l'unico e solo responsabile di tutto ciò è Silvio Berlusconi il quale, dopo 17 anni di frequentazione del palazzo, non ha ancora capito che lo stato non è un'azienda.
Nello stato non c'è solo il potere esecutivo, non è l'esecutivo che comanda.
C'è il potere esecutivo e c'è la fuffa (...è l'entità che compone la maggior parte dell'universo. Ha la curiosissima caratteristica di presentarsi in tante forme, in base al contesto: può essere un oggetto fisico, un concetto astratto, una forma della materia o addirittura un essere vivente come una persona. Si riconosce per la sua caratteristica determinante: la totale mancanza di utilità).
Dopo aver fatto Casini nel 2001, ci è ricascato regalando il governo della fuffa a Fini nel 2008.
C'è chi sostiene che la maggioranza politica è finita con la richiesta di dimissioni di cui sopra: la maggioranza politica in questa legislatura non c'è mai stata dal momento che se ne è subito tirato fuori chiedendo la presidenza della Camera. Quindi, nell'eventualità che si rivoti a breve, nell'eventualità che Berlusconi rivinca le elezioni, e solo per non ritrovarci in questa situazione, evitiamo di mettere il maggiordomo a fare il presidente della Camera.
Ci vuole un uomo di fiducia. Se proprio non si fida di nessuno, un uomo.
Chiusa la doverosa premessa veniamo al nuovo paladino delle istituzioni, all'ultimo baluardo dello stato democratico, alla vittima illustre della macchina del fango.
Poco più di un anno fa, la star era la escort col registratore: interviste in esclusiva, trasmissioni tv, addirittura un libro di memorie (dalla scheda del libro: Patrizia D'Addano non ha bisogno di presentazioni. Suo malgrado, è in questo momento la donna italiana più famosa al mondo).
Naturalmente, tutta l'opposizione a gridare allo scandalo, a chiedere la testa del re.
Poi, fallito il golpe, la D'Addario è passata di moda. Nessuno la cerca più, viene contestata quando partecipa alle manifestazioni libere e democratiche, viene cacciata dalle convention.
Fallito il golpe, la nuova bandiera, l'appiglio a cui aggrapparsi è lui, il rappresentante della nuova destra liberale e democratica.
Gli elogi arrivano da ogni parte politica (tranne la sua), gli incoraggiamenti si sprecano. Vai Gianfranco, continua così, affonda il colpo finale.
Non sappiamo ancora se questo nuovo tentativo andrà a buon fine (ha sicuramente maggiori probabilità di successo), non sappiamo ancora con certezza se a primavera ci saranno elezioni.
L'unica certezza, allo stato attuale, è che il governo non arriverà a fine legislatura e quando il re sarà nudo tutti i fans del presidente della Camera si dilegueranno con una velocità decisamente superiore rispetto a quella con al quale sono apparsi.
L'aspirante leader del nuovo centrodestra che raccoglie consensi solo a sinistra tornerà ad essere il vecchio post-fascista antidemocratico e antiliberale.
Usa e getta. Come una escort.
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