VENEZIA, 17 aprile 2010
La seconda moglie gelosa della prima. La violenta lite tra marito e moglie è successa a Santa Maria di Sala. Lui senegalese di 42 anni, con un regolare permesso di soggiorno. La moglie, pure lei senegalese, di anni ne ha 26. Sono entrambi musulmani e la ventiseienne sarebbe la seconda moglie.
Come la loro religione prevede l’uomo avrebbe infatti due mogli. E pare che sia stata un scenata di gelosia della giovane donna nei confronti della prima moglie a scaturire la lite.
Prima solo parole e insulti. Poi spinte e botte, tante botte. Quando le forze dell’ordine sono giunte nell’abitazione della frazione di Santa Maria di Sala la donna era ricoperta di sangue e piangeva per il dolore e la paura. Immediato il trasporto in ospedale. La donna non guarirà prima di 45 giorni, sperando che non sopraggiungano complicazioni.
ZURIGO, 24 aprile 2010
Invitato a un dibattito politico alla tv svizzera DRS, il presidente del Consiglio centrale islamico Nicolas Blancho, ha sostenuto che "picchiare una donna fa parte dei diritti dell'uomo".
La frase di Blancho ha fatto sbiancare in viso l'altro ospite presente in studio, il consigliere nazionale Oskar Freysinger. E un altro consigliere seduto tra il pubblico, Gerhard Pfister, ha invitato Blancho a scusarsi pubblicamente e a prendere le distanze da quanto dichiarato poco prima, in quanto in contrasto con i valori del diritto svizzero.
"Prenda le distanze dalla lapidazione e dalla circoncisione degli organi sessuali delle donne, e da altre cose simili" urlavano i due politici contro il presidente del Consiglio centrale islamico svizzero.
Blancho e' stato zitto per un po' poi, visibilmente in imbarazzo se n'è uscito con la frase "Picchiare le donne fa parte della liberta' religiosa".
"Non devo fornire nessuna giustificazione perche' non ho commesso nessun reato. Ognuno e' libero di credere a quello che vuole, purché si rispetti la legge".
ROMA, 29 aprile 2010
Non portava il velo. Rifiutava di coprirsi il volto quando il marito egiziano invitava gli amici a casa. Una «ribellione» pagata a caro prezzo: a 29 anni una ragazza romana si è ritrovata in un incubo. Anzi, in un doppio incubo: picchiata e anche violentata dal coniuge, un coetaneo che lavora presso un banco di fiori, e privata del figlio piccolo, rapito dal padre durante un viaggio dai nonni in Egitto. Una vicenda andata avanti per quasi un anno, fra minacce, violenze e soprusi. Poi la giovane, disperata per la sorte del bimbo di tre anni e terrorizzata all’idea di non poterlo più vedere, ha deciso di rivolgersi alla polizia denunciando il marito.
Già nei mesi scorsi la ragazza aveva raccontato agli agenti ciò che era stata costretta a subire. Un’escalation di violenze, arrivate al culmine nel gennaio scorso. Grazie a un escamotage, ora al vaglio degli investigatori, il fioraio è riuscito a far rilasciare un passaporto al bambino che ha seguito i genitori dai nonni. Giunti al Cairo, però, il padre ha obbligato la moglie a ripartire per l’Italia. Un viaggio-trappola, un piano messo a punto anche con minacce alla donna: «Te lo riporto morto, piuttosto che farlo ritornare da te», ha detto l’egiziano, intenzionato a far crescere il figlio dai nonni. Le indagini della polizia, con gli investigatori egiziani e il Servizio di cooperazione internazionale, hanno fatto fallire tutto. Dopo una trattativa con i genitori del fioraio, il piccolo è stato consegnato alle autorità del Cairo e imbarcato su un volo per Roma accompagnato da una hostess delle linee aeree egiziane. Ed è stato così che martedì scorso ha potuto riabbracciare la mamma.
Non siamo in Somalia, Nigeria, Arabia.
Siamo a Venezia, Zurigo, Roma.
Siamo in Eurabia.
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