mercoledì 6 ottobre 2010

Londonistan


L'illusione
Il presupposto delle battaglie politiche che mirano all'integrazione è che gli immigrati siano disposti a entrare a far parte della comunità: essa non sarebbe più soltanto "nostra" ma di tutti quelli che ne fanno parte condividendo alcuni valori essenziali.
I nuovi arrivati rispetteranno automaticamente le leggi dello stato in cui si trovano, mandando i loro figli a scuola, garantendo alle mogli gli stessi diritti delle donne occidentali, e votando per eleggere i propri rappresentanti.

La realtà
I nomi delle strade del Londonistan non sono più scritti in inglese e i colori e gli odori della Old Britannia hanno lasciato il posto a quelli della medina.
Nella piscina pubblica di pubblico non è rimasto che il ricordo: lo spazio sportivo è stato requisito dai gendarmi musulmani che impediscono ai bambini e alle bambine di fare il bagno insieme e reagiscono con veemenza quando spunta una telecamera in grado di testimoniare cosa avviene al riparo da occhi indiscreti.
Nelle strade del quartiere non girano più "bianchi" ma soltanto donne coperte dal burqa e gang di giovani arabi che picchiano i gay, come racconta un giovane inglese che dopo aver preso la sua razione di pugni e calci ha deciso di spostarsi in un'altra zona di Londra. Anche i preti di una chiesa cattolica sono stati malmenati e si verificano episodi di intolleranza contro chi manifesta una fede diversa dall'Islam.
Una donna si rivolge all'imam locale per chiedere il divorzio. A Londra infatti esiste una legge parallela a quella inglese, la sharia, illegale, che opera come se nulla fosse sotto il naso delle autorità. A un maschio musulmano è sufficiente ripudiare la moglie per togliersela dai piedi, a una donna non bastano anni per ottenere lo stesso risultato, nonostante sia stata picchiata dal marito con una mazza da baseball mentre era incinta, solo perché "avevo cucinato male".
Il video prosegue con una discesa nel sottoscala di una moschea improvvisata gestita da un altro imam fondamentalista. Costui insegna a una decina di barbuti e smagriti ragazzi under 30 che la bandiera verde dell'Islam sventolerà presto su Roma e i palazzi del potere delle capitali europee. In questo delirio di onnipotenza - acuito dalla presenza della telecamera - spiega che è giusto uccidere gli infedeli, lapidare le donne che commettono adulterio, mozzare le mani ai ladri. Durante una pausa, riceve una telefonata da New York dove è in corso una manifestazione spronando i fedeli dall'altra parte dell'oceano a battersi in nome del Profeta.
La sceneggiata si protrae grazie a uno dei capisaldi delle democrazie occidentali, la libertà di parola. L'abbiamo difesa fino all'ultimo quando un pastore americano si era messo in testa di bruciare il Corano, dobbiamo farci i conti anche ora.
In Europa si discute di vietare il burqa, qualcuno lo ha già fatto.
Centinaia di ragazze musulmane britanniche sono obbligate dalle loro scuole a indossare il velo integrale.

Abbiamo accolto l'islam rivoluzionario, gli abbiamo permesso di attecchire dietro l'illusione multiculturale, e non muoviamo un dito per capovolgere questa situazione, beandoci dietro parole d'ordine come il voto agli immigrati.

1 commento:

  1. a dimostrazione che gli islamici ci vogliono morti, che disprezzano chi non ha la loro religione e cioè chi rifiuta di farsi fare il lavaggio del cervello...pretendono tolleranza dagli altri ma in cambio restituiscono solo violenza...questo è quello che ci aspetta se non facciamo subito qualcosa. è già tardi adesso. povera Fallaci, lei sapeva bene di cosa scriveva...e infatti ha dovuto vivere sotto scorta, come tutti quelli che dicono la verità sulla natura razzista e intollerante degli islamici

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