martedì 30 agosto 2011

A che ora è la fine del mondo?



In Grecia c’è chi è disposto a scommetterci 200 milioni di euro, negli Stati Uniti sarebbe già iniziata la produzione industriale, a novembre potrebbe già essere sul mercato. L’Energy Catalyzer, inventato dall’italiano Andrea Rossi, è ancora un prototipo misterioso ma promette una rivoluzione nel nostro modo di produrre energia. L’E-Cat nessuno sa spiegare come funzioni, ma sembra trasformare pochi grammi di nickel, un po’ d’idrogeno e un “ingrediente segreto” in abbondanti kilowattora. Rossi attende ancora il rilascio di un brevetto, ma test positivi e testimoni esperti sembrano confermare che “Deve trattarsi di un processo di tipo nucleare”. E poi, come dice a Rainews il Presidente del Comitato energia della Reale Accademia di Svezia, Sven Kullander: “Se davvero funziona vale il Nobel”.

Una bufala? Un’allucinazione collettiva? Oppure un’innovazione radicale?
Il giornalista di Rainews la presenta come "un'invenzione che potrebbe sconvolgere il mondo" ed è facile immaginarne i motivi.
Comunque vada a finire, è un "problema" che non ci riguarda... in Italia il nucleare è vietato.Meglio continuare a bruciare petrolio.

venerdì 24 giugno 2011

Se non ora, quando?



lunedì 13 giugno 2011

Bastano 3 euro


"Voglio fare la riforma fiscale e ho le idee assolutamente chiare, da almeno un anno. Ne ho una ottima, non è un problema di posizione personale, il problema è dove trovare i meccanismi finanziari. Potrei dire: datemi 80 miliardi, ma è una cifra forse eccessiva. Io ho le idee assolutamente chiare su cosa è giusto per il fisco, su quali aliquota intervenire, ma non si può andare al bar e dire 'da bere per tutti', e poi chi paga? Voi. Io sono tentato di dire, vi faccio la riforma e voi mi trovate 80 miliardi".
Giulio Tremonti, ministro dell'Economia.

Caro Giulio, bastano 3 euro.
Non c'è bisogno di tagliare le spese, mortificare i servizi, cancellare il welfare.
Le tasse si abbassano in un modo semplicissimo. Aumentandole a chi non le paga.
L'evasore non è un alieno. Non contribuisce, ma consuma.
Telefona, guida, guarda la tv, paga le bollette (quelle le paga anche l'evasore; sai perchè? E' obbligato).
Facciamo un gioco.
Da domani per ricaricare il telefonino si paga una nuova tassa: 3 euro. Lo so, prima c'era il costo di ricarica a 5 euro, non ci stiamo inventando niente,  ma stiamo giocando.
Da domani la benzina non costa più 1,50 o 1,60. Da domani la benzina costa 3 euro (indipendentemente dal costo del petrolio... e anche qui ce ne sarebbe da dire).
Da domani in tutte le bollette (acqua, luce, gas, immondizia,...) c'è una nuova tassa. Indovina? 3 euro.
Potrei continuare su chissà quanti altri beni e servizi (ci vogliamo mettere le sigarette?), ma posso fermarmi qui, almeno per 2 motivi.
Il primo è che il gioco è bello quando dura poco; il secondo è che già con gli esempi fatti, 80 miliardi li abbiamo superati da un pezzo.

Adesso, chi paga? Ovvio, l'evasore.

Siamo nel 2011, abbiamo tutti la tessera sanitaria, ma la utilizziamo solo per andare in farmacia.
E se la cominciassimo a utilizzare anche per fare la ricarica, dal benzinaio, al supermercato...
Siamo nel 2011, c'è la tecnologia per far si che i 3 euro di cui sopra, per noi che le tasse le paghiamo, tornino direttamente in busta paga, sul cedolino dell'INPS per i pensionati, a conguaglio dell'IVA per gli imprenditori.
A quel punto l'evasore può fare 2 cose: la prima è quella di continuare ad evadere pagando tutto molto di più; la seconda è quella di diventare un contribuente ed in quel caso, se tutti pagano le tasse, aumentano le entrate e tutti si paga di meno (quante volte l'abbiamo sentita questa storia??).

In entrambe i casi, caro Giulio, 80 miliardi li abbiamo trovati. Adesso la riforma.

mercoledì 18 maggio 2011

Dov'è lo scandalo?


Era stato arrestato il 3 maggio scorso perché ritenuto un 'colletto bianco' del clan camorristico Polverino attivo nella zona Flegrea, ma è stato eletto consigliere comunale a Quarto con 385 voti.
È Armando Chiaro, coordinatore locale del Pdl e capolista in una lista a sostegno del neo sindaco di centrodestra Massimo Carandente Giarrusso.

Sulla vicenda si sono levate le accuse del Pd.
Sia Fortuna Incostante che Teresa Armato, entrambe senatrici Democratiche, hanno ritenuto "inaccettabile il silenzio dei dirigenti del Pdl di fronte a questa vicenda dei connotati davvero inquietanti". Teresa Armato, componente della commissione Antimafia, già la scorsa settimana aveva presentato una interrogazione urgente sulla vicenda alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Oggi da parte sua un'altra interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di verificare che le elezioni del 15 e 16 maggio si siano svolte "senza condizionamenti da parte della criminalità organizzata".

Inaccettabile il silenzio dei dirigenti del Pdl. E' questo il problema? No.
Forse sarebbe stato meglio evitare certe candidature ed evitare imbarazzanti silenzi post-elettorali.
Forse. Ma non è neanche questo il problema.
Il Problema vero, vergognoso e irrisolto è che un potenziale camorrista, in prigione durante la campagna elettorale, venga eletto con 385 voti.
385 elettori  hanno coscientemente deciso che un potenziale camorrista è il loro rappresentante politico.


Non ci scandalizziamo che i nomi di inquisiti e detenuti compaiano nelle liste elettorali.
Lo scandalo vero è che i loro nomi vengano scritti sulle schede.
L'immondizia non è solo quella che rimane per strada. E' questo ciò che vogliono?
Lasciamoli sguazzare nella loro immondizia.

venerdì 6 maggio 2011

Le dieci regole

In una stanza di 50 metri quadrati ci possono stare anche 30 o 40 detenuti. Il giorno inizia alle 4 di mattina con un primo turno di lavoro fino alle 7. Dalle 7 alle 8 si fa colazione con 200g di misera farina di grano malamente preparata. Poi inizia il turno dalle 9 alle 12, quindi pranzo fino alle 13. Poi ancora lavoro dalle 13 alle 20-21. Dalle 21 alle 23 c’è la lezione obbligatoria di ideologia del regime. Se non memorizziamo tutte le dieci regole etiche che ci vengono dette non avremo il permesso per dormire. Funziona così tutti i giorni.
I duecento grammi di farina di grano vengono dati soltanto se il detenuto finisce tutto il lavoro che gli è stato assegnato. A ogni detenuto viene assegnato un pezzo di terra di circa 1157mq: se finisci solo metà del lavoro, allora riceverai solo metà del cibo. Capita spesso di vedere persone morire. Francamente, a differenza di quello che accade in una società normale, quando qualcuno muore ci sentiamo sollevati e non tristi perché se seppellisci un morto ti danno una razione di cibo in più. Io mi occupavo spesso di seppellire i cadaveri. Una volta un ufficiale mi chiese di seppellirne diversi e dopo avere ricevuto cibo in più mi sentii felice.
Racconto di ex detenuto del campo di prigionia di Yodok, Corea del Nord.

Secondo Amnesty International tra il 1991 e il 2001 il 40 percento dei detenuti deceduti a Yodok sono morti per malnutrizione.
La foto della famiglia Oh scattata nel 1991 a Yoduk, l’unica che sia mai stata diffusa dall’interno di un campo di prigionia nordcoreano

Questa è la Corea del Nord nel 2011.

mercoledì 4 maggio 2011

Tiro Mancino


"Berlusconi e Dell'Utri non c'entrano nulla con le stragi. Come mandanti esterni, l’ho sempre detto, non centravano nulla...".
La trattativa con lo Stato, tra 1992 e 1994, ci fu eccome. Quindici-venti giorni prima della morte di Borsellino, Brusca incontrò Riina che gli disse: "Finalmente si sono fatti sotto, gli ho consegnato un papello con tutta una serie di richieste. Il tramite non me lo disse - ricorda Brusca -, ma mi fece il nome del committente finale. Quello dell’allora ministro dell’Interno, Nicola Mancino". Queste le parole con cui il pentito - mafioso già condannato a 20 anni per le stragi di Roma, Firenze e Milano - indica il nome di quello che secondo la sua dichiarazione sarebbe il 'committente' nelle istituzioni in quella che viene chiamata la trattativa tra Stato e mafia.

Berlusconi "estraneo", Mancino il "committente".
Sarà considerato attendibile quanto lo sono stati Spatuzza e Ciancimino?
Sarà la morte di Bin Laden, sarà la beatificazione di Wojtyla, sarà la questione libica, ma questa "notizia" ha avuto pochissimo risalto nei principali organi di comunicazione: e se avesse dichiarato esattamente il contrario, sarebbe stato lo stesso?
Domande a cui è difficile rispondere...

Intanto arriva una prima reazione alla deposizione di Brusca:
"E' una vendetta contro chi ha combattuto la mafia con leggi che hanno consentito di concludere il maxiprocesso e di perfezionare e rendere più severa la legislazione di contrasto alla criminalità organizzata".
Lo ha detto Nicola Mancino, ma sembra copiato da Berlusconi.

domenica 1 maggio 2011

Industrie Rosse


"Organizzazioni con un sacco di soldi, fatturano centinaia di milioni di euro e rappresentano per il 54% i pensionati. Ma non riescono a rappresentare i ragazzi e le ragazze. La coperta di Linus della sinistra".
Chi sono? I sindacati.
Parola di Matteo Renzi, sindaco rosso di Firenze.

Quanto alla polemica dei giorni scorsi con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, Renzi ha ricordato che sono "tanti i sindaci che hanno dato la possibilità, non ai centri commerciali, ma ai negozi nei centri storici di tenere aperto. Non ho capito perché la polemica solo su Firenze. Anche se, subito dopo quella polemica sono partiti tre scioperi: nel trasporto pubblico, al Mammio musicale fiorentino e al teatro della Pergola. A pensare male si fa peccato, però...". Qualche volta ci si azzecca.

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua


«Allah è grande! Testimonio che non vi è altro Dio se non Allah! Testimonio che Maometto è l'in­viato di Allah!».
La voce del muez­zin, in lingua araba, rimbomba da un altoparlante collocato su una torre di metallo eretto a minareto nella moschea di Cascina Gobba al civico 366 di via Padova alle ore 13.09 di venerdì scorso 22 aprile 2011.
È una data storica: per la pri­ma volta in Italia una moschea ha diffuso l’appello alla preghiera islamica. È la sfida più significati­va dell’islam radicale al nostro sta­to di diritto dopo l’occupazione di piazza Duomo da parte di circa 2mila musulmani il 3 gennaio 2009, ostentando provocatoriamente la preghiera collettiva islamica di fronte al simbolo della cristianità. Se allora si trattò manifestamente della prova dell'occupazione del nostro spazio fisico, ora si è trattato della prova dell’occupazione del nostro spazio valoriale e identitario. In entrambi i casi noi veniamo trattati come se fossimo una terra di conquista venendo percepiti come una landa deserta.
Milano si conferma la capitale italiana dei fanatici di Allah. In viale Jenner sorge la moschea più inquisita e più collusa con il terrorismo islamico internazionale. Il suo imam, Abu Imad, nome di battaglia di Arman Ahmed El Hissini Helmy, è in carcere con una condanna a tre anni e otto mesi per «associazione a delinquere aggravata da finalità di terrorismo ». Nella motivazione della sentenza si specifica che ha personalmente praticato il lavaggio di cervello e ha trasformato un certo numero di fedeli in terroristi islamici suicidi e di cinque di loro abbiamo la certezza che si sono fatti esplodere in Irak. Fu proprio Abu Imad a guidare l'occupazione di piazza Duomo. Così come a Milano davanti alla caserma Santa Barbara il 12 ottobre 2009 tentò di farsi esplodere il terrorista libico Mohamed Game. Al tempo stesso Milano emerge come la capitale dell’islamicamente corretto.
Il cardinale Tettamanzi il 4 settembre 2010 ha nuovamente auspicato la costruzione di una grande moschea a Milano, raccogliendo il sostegno di monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale della Cei (Conferenza episcopale italiana) per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese. E guarda caso anche il plauso della sedicente «Comunità islamica di Milano » proprietaria della moschea di Cascina Gobba che venerdì scorso ha diffuso il primo appello alla preghiera islamica della storia d’Italia. In un comunicato del 5 settembre 2010 si legge che la Comunità islamica di Milano «accoglie con grande soddisfazione le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi e lo ringrazia per la sua grande sensibilità verso le esigenze cultuali dei musulmani di Milano. Auspichiamo che il sindaco, le istituzioni e la società civile milanese recepiscano il messaggio di civiltà che il presule ha voluto rivolgere e inizi un percorso affinché anche Milano, come tutte le grandi città dell’Europa, possa avere quanto prima una grande moschea degna del suo prestigio e dell'importante Comunità islamica che ospita». Per la verità Milano non ha bisogno di una nuova grande moschea perché esiste già ed è proprio la moschea di Cascina Gobba! Si tratta di un immobile di complessivi 3.091,26 metri quadrati, costituito da piano seminterrato, piano rialzato, primo piano e parzialmente da un secondo piano.
Ebbene la moschea di Cascina Gobba potrebbe accogliere oltre 2mila fedeli. Come la totalità delle moschee in Italia viene registrata ufficialmente come associazione culturale islamica per ottenere due vantaggi. Innanzitutto la possibilità di iscriversi negli appositi albi dei Comuni, delle Province e delle Regioni e usufruire dei fondi pubblici destinati all' attività culturale in aggiunta alla possibilità di fruire del 5 per mille dalle libere detrazioni delle tasse da parte dei cittadini. In secondo luogo si aggira l'iter legale e burocratico necessario per essere riconosciuti ufficialmente come moschee, intesi come luoghi di culto paragonabili alla sinagoga e alla chiesa.
Il risultato è che loro costruiscono delle moschee spacciandole come centri culturali e a sovvenzionarle di fatto siamo noi! Anche se non sappiamo affatto che cosa vi accade all' interno perché parlano l'arabo e pur avendo la certezza che non vi si diffondono valori condivisi e fondanti della nostra civile convivenza. Bene, è ora di dire basta! Basta con le moschee occulte che diffondono l'odio, la violenza e la morte! Basta con le moschee che operano sotto mentite spoglie violando la nostra legge e facendosi beffe di noi sfruttando la nostra ingenuità, la nostra ignoranza, il nostro buonismo e persino la collusione ideologica dei cristiani che finiscono per essere più islamici degli islamici infervorandosi per la costruzione di nuove moschee mentre le chiese si spopolano sempre di più! Basta con l'islamizzazione strisciante di Milano e dell'Italia da parte di coloro che credono nel precetto della dissimulazione e che riescono ad accrescere sempre più la rete delle moschee, delle scuole coraniche, degli enti assistenziali e finanziari islamici, prefigurando la costruzione di cittadelle islamiche regolate dalla sharia , la legge coranica, in seno al nostro stato di diritto! È arrivato il momento che i milanesi conoscano la verità dell'occupazione islamica della loro città, che gli italiani si sveglino dal torpore dell'ideologia relativista e buonista, che le istituzioni assumano la responsabilità di salvaguardare il nostro stato di diritto e la nostra sovranità, che la Chiesa si attenga all’unica verità in Cristo e la smetta di prodigarsi per la costruzione delle moschee.
È arrivato il momento di scegliere se riscattarci per essere pienamente noi stessi, orgogliosi delle nostre radici giudaico-cristiane, credenti nei valori non negoziabili, certi delle regole che si sostanziano di diritti e doveri, oppure proseguire nella china suicida del relativismo, del buonismo e dell’islamicamente corretto che ci ridurrà a diventare schiavi di Allah senza più certezza del bene della vita, della dignità e della libertà.

mercoledì 16 marzo 2011

La giusta riforma

E' una riforma punitiva il cui disegno complessivo mina l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e altera sensibilmente il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato. È una riforma contro i giudici che riduce le garanzie per i cittadini.
Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati

La cosa più preoccupante di questo progetto è la sottrazione della polizia giudiziaria alla disposizione del pubblico ministero.
Pier Luigi Vigna, ex Procuratore nazionale antimafia

Un sistema accusatorio parte dal presuposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l' obbiettivo. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para- giudice.
Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell' indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell' azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell' Esecutivo. E' veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte.
E' necessaria una specie di Fbi anche in Italia?
"Vorrei fare una premessa di carattere più generale sul rapporto magistratura-polizia: ebbene io credo che sia profondamente sbagliata la concezione, che si evince anche dal nuovo codice, secondo cui il Pm è il capo effettivo, addirittura operativo, della polizia giudiziaria. Si è confuso l' organo investigativo con l' organo dell' esercizio dell' azione penale. Il controllo di un Pm che indica alla polizia i modelli giuridici validi e ne controlla l' applicazione è una norma di civiltà, ma il timore che una polizia giudiziaria troppo indipendente possa ledere l' indipendenza della magistratura si è tradotto nella pericolosa e velleitaria utopia di un Pm, magari di prima nomina, superpoliziotto per diritto. E' questa una delle cause della attuale situazione catastrofica, in cui la polizia giudiziaria è indotta a deresponsabilizzarsi, attende istruzioni e si appiattisce sull' inadeguatezza del Pm, divenuto punto di riferimento di ogni possibile errore"
Se negli Stati Uniti la giustizia è più rapida, efficiente e attenta ai diritti della difesa questo dipende anche dallo strumento fondamentale della non obbligatorietà dell’azione penale.
Giovanni Falcone, 3 ottobre 1991

domenica 13 marzo 2011

Una carriera travagliata


Marco Travaglio è un professori­n­o del giornali­smo. Dà le pa­gelle a tutti i colleghi e vi­gliacco che uno prenda almeno una volta la suffi­cienza. Si è autonomina­to erede di Montanelli, con il quale millanta una lunga frequentazione, quasi fossero padre e fi­glio, fin da quando lavo­rava per Il Giornale del quale era, pagato da Ber­lusconi, vicecorrispon­dente da Torino, cioè nul­la. I miei colleghi più an­ziani del Giornale non ri­cordano di averlo mai vi­sto una volta nella reda­zione centrale e scom­mettono che Montanelli non sapeva neppure chi fosse. Quando Indro eb­be la sciagurata idea di mollare la sua creatura per fondare La Voce , Tra­vaglio lo seguì, «uno dei tanti, nulla di più», ricor­dano oggi i compagni di avventura rimasti sulla strada. A parte questa piccola mitomania, di Travaglio giornalista non si ricor­da nulla. Ha avuto più for­t­una con le carte giudizia­rie trasformate in libri, grazie ai quali ha fatto sol­di e raggiunto la fama. Ie­ri ha stroncato pure Giu­l­iano Ferrara e il suo ritor­no in tv da lunedì, ogni se­ra dopo il Tg1. Egocentri­co e invidioso, Travaglio ha sentenziato che Ferra­ra non è un giornalista. La prova? Il Foglio , quoti­diano diretto da Ferrara, vende poche copie, mol­te meno del suo Il Fatto. Sai che ragionamento. È come se il proprietario di un sexy-shop si vantasse di avere più clienti di una galleria d’arte. Per curiosità, siamo an­dati a vedere come sono finiti gli scoop di Trava­glio campione di giorna­lismo senza macchia. Ec­co un elenco, probabil­mente incompleto, delle sue prodezze. Salvo erro­ri ed omissioni, la situa­zione è questa (il voto lo lasciamo a voi lettori). Nel 2000 è stato con­dannato in sede ci­vile, dopo essere stato ci­tato in giudizio da Cesare Previti a causa di un arti­colo su L’Indipendente , al risarcimento del dan­no quantificato in 79 mi­lioni di lire. Il 4 luglio 2004 è sta­to condannato dal Tribunale di Roma in se­de civile a un totale di 85.000 euro (più 31.000 euro di spese processua­li) per un errore di omoni­mia contenuto nel libro La repubblica delle bana­ne scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001. In esso, a pagina 537, si descriveva «Falli­ca Giuseppe detto Pippo, neo deputato Forza Italia in Sicilia», «commercian­te palermitano, braccio destro di Gianfranco Mic­cichè... condannato dal Tribunale di Milano a 15 mesi per false fatture di Publitalia. E subito pro­mosso deputato nel colle­gio di Palermo Settecan­noli ».L’errore era poi sta­to trasposto anche su L'Espresso , il Venerdì di Repubblica e La Rinasci­ta della Sinistra , per cui la condanna in solido, oltre­ché su Editori Riuniti, è stata estesa anche al grup­po Editoriale L’Espresso. Il 5 aprile 2005 è sta­to condannato dal Tribunale di Roma in se­de civile, assieme all’allo­ra dir­ettore dell ’Unità Fu­rio Colombo, al pagamen­to di 12.000 euro più 4.000 di spese processua­li a Fedele Confalonieri (presidente Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclag­gio, reati per i quali, inve­ce, non era risultato inqui­sito.
Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha con­dannato a risarcire Fede­le Confalonieri, presiden­te di Mediaset, con 6.000 euro, a causa dell’articolo «Piazzale Loreto? Magari» pubblicato nella rubrica Uliwood Party
su l’Unità il 6 luglio 2006


Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribu­nale di Roma in sede civile, as­sieme al direttore dell’ Unità Antonio Padellaro e a Nuova Iniziativa Editoriale, al paga­mento di 12.000 euro più 6.000 di spese processuali per aver descritto la giornali­sta del Tg1 Susanna Petruni come personaggio servile ver­so il potere e parziale nei suoi resoconti politici: «La pubbli­cazione- si leggeva nella sen­tenza - difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffa­matorio ».


Nel gennaio 2010 la Cor­te d’Appello penale di Ro­ma lo ha condannato a 1.000 euro di multa per il reato di dif­famazione aggravato dall’uso del mezzo della stampa, ai dan­ni di Cesare Previti. Il reato, se­condo il giudice monocratico, sarebbe stato commesso me­diante l’articolo «Patto scellera­to tra mafia e Forza Italia» pub­blicato sull’ Espresso il 3 ottobre 2002. La sentenza d’appello ri­forma la condanna dell’otto­bre 2008 in primo grado inflitta al giornalista ad 8 mesi di reclu­sione e 100 euro di multa. In se­de civile, a causa del predetto re­ato, Travaglio era stato condan­nato in primo grado, in solido con l’allora direttore della rivi­sta Daniela Hamaui, al paga­mento di 20.000 euro a titolo di risarcimento del danno in favo­re della vittima del reato Cesare Previti. Pochi giorni fa, in attesa della sentenza di Cassazione, il reato è caduto in prescrizione grazie ad una inspiegabile len­tezza dei giudici a scrivere le motivazioni.


Il 28 aprile 2009 è stato condannato in primo grado dal Tribunale penale di Roma per il reato di diffa­mazione ai danni dell’allo­ra direttore di Raiuno, Fabri­zio Del Noce, perpetrato mediante un articolo pub­blicato su l’Unità dell’11 maggio 2007.


Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazio­ne ( Terza sezione civile, senten­za 22190) al risarcimento di 5.000 euro nei confronti del giu­dice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il ma­nuale del perfetto inquisito , af­fermazioni giudicate diffama­torie dalla Corte in quanto riferi­te «in maniera incompleta e so­stanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sen­tenza di prescrizione o, comun­que, la mancata puntualizza­zione del­carattere non definiti­vo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l’idea che la condanna fosse definiti­va (se non addirittura l’idea di una pluralità di condanne)».


Il 18 giugno 2010 è stato condannato dal Tribuna­le di Torino- VII sezione civile ­a risarcire 16.000 euro al presi­dente del Senato Renato Schifa­ni ( che aveva chiesto un risarci­mento di 1.750.000 euro) per diffamazione, avendo evocato la metafora del lombrico e del­la muffa a Che tempo che fa il 15 maggio 2008.
(http://www.ilgiornale.it/)

martedì 8 marzo 2011

8 marzo

Ci sono donne, ragazze, bambine che oggi non festeggiano.
Non hanno mai festeggiato perchè non hanno nulla da festeggiare, perchè a loro non è permesso.
Perchè la loro vita appartiene ad altri.
La loro vita fatta di violenze, abusi, sottomissione. La loro non vita.
Non siamo così folli da pensare di poter cambiare il mondo.
Abbiamo la speranza che la comunicazione aiuti a far apprezzare il concetto di LIBERTA'.

















martedì 8 febbraio 2011

Submission


Il 1° novembre del 2004 il regista olandese Theo van Gogh venne ucciso per gli undici minuti del film “Submission”: un’attrice al centro di una stanza spoglia legge le storie di musulmane vittime di soprusi familiari, rivolgendosi sempre e soltanto a un unico interlocutore: Allah.
Il tono della voce è cantilenante. Si narra la vicenda di una donna violentata dallo zio che non viene creduta dai familiari, di una ragazza vittima di abusi da parte del padre e costretta al silenzio, di una donna accucciata in un angolo che si protegge il volto con le mani, di altre donne coperte da lividi. Quando la cinepresa non le inquadra gli occhi, l’unica parte del corpo che sfugge al velo, è per mostrare gli effetti della sharia sull’altra metà del cielo: botte, occhi gonfi, palandrane scure.
Ogni storia ha una sura coranica di riferimento. Scelta tra le più misogine del libro sacro. Usata dal regista, Theo van Gogh, per marchiare la pelle o gli abiti delle attrici. Un versetto è ben leggibile sulla schiena dell’adultera, tra una cicatrice e l’altra lasciata dalle cento frustate previste dalla legge divina. Un altro ha come sfondo i lividi della moglie maltrattata. Un altro ancora è proiettato su un burka che sottolinea le forme invece di nasconderle.
Adesso la sceneggiatrice di quel film maledetto e così discusso, Ayaan Hirsi Ali, annuncia ad Amsterdam che non si farà il sequel, dal titolo “Submission II”.
E’ troppo rischioso”, ha scandito la dissidente islamica oggi riparata negli Stati Uniti e autrice di best seller internazionali sull’islam.
Non c’è soltanto un problema di sicurezza, altissimo, visto che tanti, troppi vignettisti, artisti e giornalisti sono stati minacciati di morte dopo il caso Van Gogh in tutta Europa.
C’è anche un problema di costi: “I produttori, il cast e gli attori dovrebbero rimanere anonimi”. Il che rende la produzione “impossibile. Il produttore del film, Gijs van de Westerlaken, parla di “una specie di autocensura collettiva dettata dalla paura”.
Se il primo “Submission” non lo trasmette ormai più nessuno, non le televisioni, non i festival di cinema (bisogna spulciare su Internet per vedere il cortometraggio), il sequel è morto sul nascere, dopo anni di scrittura e di ricco gossip attorno alla pellicola.
Si sa che la sceneggiatura prevedeva come tema gli uomini nell’islam: un antisemita, un omosessuale, un bon vivant assimilato all’occidente ricco e secolarizzato, per finire con un aspirante kamikaze. Allah avrebbe parlato direttamente.
Ce n’era abbastanza per scatenare un’altra ondata di minacce e odio. “Nel film i gay saranno chiamati creature di Dio”, aveva detto Hirsi Ali, la cui denuncia sulla condizione della donna musulmana ha fatto sì che la comunità islamica la consideri “apostata”.
Per bloccare la produzione del sequel era intervenuto anche il presidente del Parlamento iraniano, Gholam Ali Haddad Adel, che aveva chiesto ai paesi islamici di mobilitarsi per bloccare la produzione della seconda parte del film, in quanto rappresenterebbe “un pericolo per la religione islamica e un nuovo attacco contro i musulmani dopo la pubblicazione delle vignette offensive del profeta in numerosi quotidiani europei”.
Nei giorni scorsi il Fiqh, il grande giureconsulto di esperti islamici, a nome della Muslim World League aveva annunciato la condanna di ogni pellicola che avesse ritratto Maometto o Allah. Dopo l’uccisione dell’amico Van Gogh, Ayaan Hirsi Ali aveva detto, a domanda su chi sarebbe stato il regista del sequel: “Non posso rivelarlo. Sarà anonimo, come tutto il cast. L’unico nome che leggerete sarà sempre e soltanto il mio”.
Non vedremo neppure quello.

lunedì 31 gennaio 2011

Er ber paese


Mentre ch'er ber paese se sprofonna
tra frane, teremoti, innondazzioni
mentre che so' finiti li mijioni
pe turà un deficì de la Madonna


Mentre scole e musei cadeno a pezzi
e l'atenei nun c'hanno più quadrini
pe' la ricerca, e i cervelli ppiù Fini
vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi


Mentre li fessi pagheno le tasse
e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
e le pensioni so' sempre ppiù basse


Una luce s'è accesa nella notte.
Dormi tranquillo popolo itajiano
A noi ce sarveranno le mignotte

mercoledì 26 gennaio 2011

Misura e sobrietà

"Chiunque accetti di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda".
Angelo Bagnasco, presidente della Cei


A chi era diretto il messaggio?
E' questa l'alternativa sobria e misurata?
Oppure quella che rimane unita e compatta solo quando c'è da uccidere il caimano?

giovedì 20 gennaio 2011

In un paese normale


Un cittadino viene indagato, vengono intercettate le conversazioni telefoniche di centinaia di persone che in qualche modo lo "conoscono" e viene infine invitato a comparire in giudizio per "concussione e prostituzione minorile".
La vittima, oggi maggiorenne, va in televisione e afferma: "Non mi ha toccato nemmeno con un dito, lo stimo come persona e per avermi aiutato senza alcun tornaconto".
Nella stessa intervista la ragazza aggiunge: "A 9 anni fui violentata da due miei zii, fratello di mio padre. L'unica persona con cui ebbi il coraggio di parlare fu mia madre che mi disse: 'Stai zitta perché se papà scopre che non sei vergine ammazza te'".
A 12 anni, quando decise di cambiare religione, suo padre la punì "con una padella di olio bollente addosso" tanto che ne porta ancora i segni in testa e su una spalla.

Adesso, in un paese normale, i giudici che hanno investito (o sperperato?) risorse in termini di tempo e denaro pubblico, praticamente distrutto l'immagine del cittadino di cui sopra verrebbero quantomeno "messi da parte".
Adesso, in un paese normale, dopo le dichiarazioni della ragazza sulle reali violenze subite, appena 6 anni fa e 9 anni fa, in un paese dove vengono processati dei presunti assassini 20 anni dopo aver commesso il fatto, si farebbero quantomeno delle indagini e delle verifiche approfondite.
In un paese normale.

lunedì 10 gennaio 2011

Buon anno


Si è concluso il 2060, un anno che era iniziato con ottimistiche aspettative, senza peraltro concretizzarne molte. Ecco gli avvenimenti principali.

Gennaio. L’Austria entra a far parte del Califfato islamico di Santa Maria Capua Vetere, che comprende anche Turchia, Tunisia, Algeria, Marocco, Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Germania e Benelux.

Febbraio. La Svizzera, finora rimasta al di fuori del Califfato (ma anche “al di dentro”, trattandosi di un’enclave) viene minacciata di Jihad se non si affretterà a cancellare la croce dalla sua bandiera e ad entrare a far parte del Califfato euroafricano.

Marzo. Lo Stato della Chiesa, in esilio a Klaipeda (Lituania) emana un’enciclica in cui si condannano le persecuzioni delle minoranze cristiane, ormai quasi estinte, in varie zone del Califfato. In tutte le moschee del Califfato, da Lisbona a Trebisonda e da Marrakesh ad Amburgo, gli imam celebrano il 25° anniversario dell’abolizione dei sindacati.

Aprile. In Ungheria fallisce il tentativo referendario di aderire al Califfato: la maggioranza musulmana non va oltre il 45%, mentre le minoranze cinese (35%) e cristiana (20%), coalizzandosi, riescono ad avere la meglio.

Maggio. Il vertice primaverile dei 24 paesi dell’Unione Europea (Regno Unito, Irlanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, i tre Baltici, Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Albania e Grecia) si riunisce a Londonderry. Dopo anni di discussioni, finalmente viene raggiunto l’accordo per inserire nella costituzione un chiaro riferimento alle origini sataniche d’Europa.

Giugno. Il Califfato invia una veemente nota di protesta all’Unione per stigmatizzare gli episodi di emarginazione nei confronti delle minoranze musulmane in Albania e Kosovo. Disastro ambientale: un inspiegabile afflusso di acqua salata trasparente inquina il Golfo del Messico, finora ricoperto da un uniforme strato di nafta.

Luglio. Violenta eruzione del Vesuvio che causa migliaia di morti. Il motivo scatenante del disastro sta nel rifiuto da parte del vulcano di continuare ad accettare il milione di tonnellate quotidiane di monnezza napoletana che veniva gettata nel suo cratere. Il Califfato rifiuta gli aiuti provenienti dall’estero: “Crociati e infedeli se ne stiano alla larga!”

Termina la “guerra dei 60 anni” in Afghanistan. NATO e Talebani, considerato che nessuno si ricorda più il motivo che scatenò la guerra, trovano un accordo sul risultato finale: un pareggio.

Agosto. Scontri etnici in Bulgaria (Unione Europea) fra la maggioranza cinese e la minoranza musulmana, che ha la peggio.

Settembre. Gli scontri etnici si allargano a Serbia e Bosnia; qui è la maggioranza musulmana ad avere la meglio sulla minoranza cinese.

Ottobre. Feroci contrasti tra Francia (Califfato) e Regno Unito (Unione) a causa della pesca nel Canale della Manica. Scambi di raffiche di mitragliatrice fra le opposte motovedette. Califfato e Unione minacciano l’escalation nucleare.

Novembre. Un temerario raid aereo israeliano distrugge il reattore nucleare in costruzione sull’isola di Minorca (Spagna, Califfato), sospettato di costruire armi atomiche. Il vertice autunnale dell’Unione Europea, riunito a Pristina (Kosovo) adotta, dopo frenetiche discussioni, la nuova moneta unica: il Neuro (nuovo euro).

Dicembre. In Italia (Califfato) viene condannato a sette ergastoli Gianfranco Abdullah Fini, l’anziano leader di “Passato prossimo e circospezione”, un minuscolo movimento sciita nato dalla fusione fra “Futuro anteriore e libertà vigilata” e “Trapassato prossimo e ubiquità”. Aveva osato proporre che l’anno successivo, il 2061, venisse dedicato alle celebrazioni del 200° anniversario dell’Unità d’Italia, ma l’Alta Corte Califfale ha giudicato la proposta come blasfema e irrispettosa dell’unica unità possibile, quella di tutto il mondo sotto le bandiere dell’Islam. Nella sua accorata autodifesa, l’anziano politico ha precisato che l’Unità cui lui si riferiva era in realtà un giornale, l’organo ufficiale dell’ex PCI. Preso atto di ciò, l’Alta Corte ha generosamente tramutato il numero degli ergastoli da sette a otto.

Tu sia il benvenuto, 2061.

(fonte http://www.loccidentale.it)