domenica 25 gennaio 2009

La civiltà islamica

È noto l’uso talebanico di sodomizzare i propri bambini maschi per sfogarsi sessualmente proteggendo al contempo la verginità femminile che deve giungere integra al matrimonio, pena la degradazione della donna a peccaminoso oggetto di colpa, secondo l’interpretazione più oscurantista della legge coranica colà propugnata. L’ultima notizia arrivata ora dal fronte dei Taliban è che i militanti islamisti fra l’Afghanistan e il Pakistan stanno proseguendo la loro crociata contro le donne, e nelle zone sotto la loro influenza la nuova direttiva è la seguente: i genitori di bambine in età da marito (cioè appena hanno raggiunto la pubertà secondo l’islam più integralista, ma già dagli otto anni in base alle consuetudini locali) devono darle in spose ai Talebani, sotto pena d’incorrere in conseguenze terribili. Sono le moschee a diffondere pubblicamente questa campagna di matrimoni forzati, e a gestire la distribuzione delle ragazze e bambine fra i militanti.

Sulla rivista Times of India, ripresa dal sito di monitoraggio sull’islam Mille e una donna (http://milleeunadonna.blogspot.com), una maestra elementare di Peshawar, città nordoccidentale del Pakistan, ha rilasciato un’intervista in cui denuncia questa violenza, ultima d’una serie infinita. Salma, questo il nome della maestra, racconta come «I Talebani esigano che le famiglie in breve tempo dichiarino le loro figlie nubili nelle moschee, affinché s’incarichino d’offrirgliele in matrimonio. I Talebani presenti nella valle di Swat hanno poi minacciato le donne di pesanti pene se si troveranno fuori casa senza carta d’identità e senza un uomo della famiglia per accompagnarle. Una bambina di sette anni è stata sorpresa fuori casa da sola ed è stata massacrata di botte. Le coppie devono anche essere fornite di Nikah Nama, certificati di matrimonio, che devono portare con sé quando escono in strada, altrimenti saranno perseguibili. Notizie così si sentono ogni giorno alla radio illegale dei Talebani, detta Mullah Radio, da dove si proclama l’adozione della sharia (legge islamica) in tutta la regione di Swat». Gli orrori sono ormai quotidiani: «I Taliban hanno fatto saltare in aria o bruciato più di cento scuole per impedire alle donne di studiare – continua Salma – e per una donna è proibito perfino andare al mercato da sola. A noi insegnanti è vietato lavorare, così come a ogni operatrice sociale. Alcune mie colleghe maestre sono disperate anche perché erano l’unica fonte di reddito in famiglie dove gli uomini sono stati uccisi o mutilati. Le donne che lavorano fuori di casa, specialmente nel sociale, sono etichettate dai militanti islamici come immorali e quindi punite con la morte: come Bakht Zeba, un’amministratrice locale di 45 anni appena assassinata nella sua abitazione».


A Kandahar nel novembre scorso due uomini in moto hanno bruciato con l’acido un gruppo di 15 adolescenti sulla strada per la scuola. Due sorelle di 16 e 18 anni sono state ustionate orribilmente al viso. E non si può non ricordare Malalai Kakar, la prima donna poliziotto dell’Afghanistan, simbolo del riscatto femminile: dirigeva il Dipartimento per i reati sessuali nella terra del fondamentalismo religioso, ma a ottobre è stata assassinata da un commando di talebani.

In sé queste notizie non aggiungono nulla alla follia di cui siamo abituati a registrare studiando l’attività degli integralisti coranici nel mondo: ogni giorno si contabilizzano decine e decine di uccisioni di donne da parte del fanatismo islamico, lapidate, seppellite vive, seviziate in tutti i modi, e anche l’Afghanistan non ne è immune. Il problema è capire quanto l’Occidente voglia veramente resistere a tutto questo, e soprattutto quando capirà l’importanza della difesa delle donne islamiche nella lotta all’integralismo religioso.

Se l’Occidente oggi è diverso dal mondo islamico ed è un posto migliore per viverci, lo è proprio a causa delle sue conquiste civili e politiche: democrazia, diritti umani, separazione Stato/Chiesa, tolleranza, libertà sociali e religiose, cultura illuministica, lotta all’ignoranza, carità cristiana. L’esatto contrario della cultura islamica integralista. Ma le donne musulmane sono il ventre molle dell’islam, le sue prime vittime, anche quelle che vivono in Occidente: a loro occorre rivolgersi e con loro allearsi – proteggendole – per combattere la cultura maschilista islamica che si fa scudo di perverse interpretazioni coraniche allo scopo di mantenere posizioni di potere retrogrado, totalitario e medievale.

Per questo occorre denunciare l’ambiguità del cosiddetto islam moderato europeo, che nulla fa di concreto per emarginarne l’integralismo, Ucoii italiano e predicatori nelle moschee in prima linea. In realtà a non pochi musulmani maschi europei farebbe soltanto piacere che s’instaurasse la sharia. Come sta capitando in Inghilterra: dopo l’istituzione sciagurata delle corti islamiche per il diritto di famiglia, ora gli ospedali britannici ricevono casi su casi di donne musulmane picchiate e brutalizzate da mariti, fratelli, padri, giustificati dalla predicazione islamica. Fatima Husain, medico ostetrico e ginecologa negli ospedali di Heatherwood e di Wexham Park nel Berkshire, vede musulmane incinte arrivare con segni di strangolamento attorno al collo e lividi sul ventre gonfio; «Alcuni musulmani credono che Dio abbia concesso loro il diritto di perpetrare violenza fisica nei confronti delle loro mogli semplicemente perché è ciò che gli dice il Corano. Ne vedo il risultato quando sono ammesse qui come pazienti».

Ed ecco la differenza tra l’Occidente e l’islam: “Gli uomini hanno autorità sulle donne, a causa dei favori che Allah accorda a loro su esse, e anche a causa delle spese che fanno dei loro beni. Le donne virtuose sono obbedienti (ai loro mariti), e proteggono ciò che deve essere protetto, durante l’assenza dei loro coniugi, con la protezione di Allah. E quanto a quelle di cui temete la disobbedienza, allontanatevi da esse nei loro letti e battetele (Corano 4:34)”.
Lasceremo che l’Europa torni alle barbarie?
(da http://www.loccidentale.it)

Sono d'accordo con quanti sostengono che lo "scontro di civiltà" non esiste.
Per fare uno scontro bisogna essere almeno in due.

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